Emanuela Scarponi: “Kathmandu, la Valle incantata” 
Da Varanasi a Kathmandu: Réportage di viaggio rivisitato e commentato alla luce del pensiero buddhista
di Emanuela Scarponi

L'autrice a Varanasi

Introduzione 

Da 25 anni sognavo di atterrare nelle lontane terre d'Oriente, viaggio da sempre rinviato per via dei monsoni d'agosto: unica data possibile per me fine 2014-inizio 2015. E così riesco a partire durante il nostro Natale. 

Il tragitto del viaggio prevede la risalita del fiume Gange e dei suoi affluenti fino a raggiungere le sue sorgenti in Nepal, situate sulle cime della catena montuosa più imponente della Terra, l'Himalaya, che conta la più alta vetta del mondo, l'Everest di 8.000 metri. 
Pochi realizzano infatti che le sorgenti del Gange nascono dallo scioglimento dei ghiacciai eterni dell'Himalaya: uno scintillante blocco bianco azzurro a 3900 metri sull'Himalaya scende tumultuoso tra burroni e picchi e le acque fredde e gelide si gettano impetuose nella antica Valle di Katmandu, ai piedi delle sottostanti montagne, e formano il fiume sacro Bagmati che bagna la mitica città- Stato, campo base di tutte le spedizioni alpinistiche. 
Ci troviamo nella terra delle leggende e della scienza (lo Yeti), della religione e meditazione (Induismo e Buddhismo), della natura e dell'uomo che si mescolano in un unico afflato secondo una visione globale dell'esistenza umana; laddove gli uomini lasciano traccia issando una bandierina sulle vette più alte mai raggiunte, intraprendono un viaggio per affrontare le più difficili sfide che la natura pone loro davanti come ultimo traguardo oltre l'impossibile...secondo il desiderio innato dell'Uomo di arrivare là dove nessuno è mai giunto prima per ricomporre il puzzle dell'esistenza, di cui ancora oggi non conosciamo che pochi frammenti...
Le antiche filosofie buddhiste ed induiste sono sopravvissute al disastroso terremoto dell'aprile 2015, che ha raso al suolo l'antica città-stato di Kathmandu. 
Con esse, sono sopravvissuti i monaci che continuano a pregare nei monasteri isolati sulle montagne, di cui si narrano misteriose e mitiche leggende in ogni angolo del nostro Pianeta Terra. 
Ancora oggi la meditazione viene praticata come modo di vita: s'incontrano lungo il cammino uomini piccoli e magri con le mani giunte, le gambe incrociate e gli occhi chiusi in posizione yoga, a meditare immobili sotto l'albero sacro della Bhodi, antico fico sacro. 
Con la sola forza del pensiero - spiega il Buddhismo - i monaci in meditazione si distaccherebbero dal corpo, fuoriuscendone e viaggiando per il cosmo in un'altra dimensione, priva di barriere temporali o spaziali, confondendosi in un unicum pluridimensionale e perdendo cognizione della realtà circostante.

Oggi tutto questo viene attentamente studiato dalla fisica quantistica, che tenta di dimostrare la veridicità di questi fenomeni dal punto di vista matematico. (VEDI: Amit Goswami, Ph, D. The quantum activist; Teodorani Massimo, La mente di dio). 
"The Quantum Activist" racconta la storia di un uomo, il fisico nucleare indiano Amit Goswami (professore di fisica all’Università dell’Oregon per oltre 30 anni) pioniere di questa nuova rivoluzionaria prospettiva che, sfidando le convenzioni, invita l’umanità a ripensare le proprie nozioni di esistenza e realtà. 
Con un'ampiezza di pensiero paragonabile a quella di Einstein, Goswami spiega la sua visione incentrata sul potere illimitato della coscienza come terreno di formazione dell’esistente e strumento concreto di cambiamento per il genere umano.
Partendo dalle domande sollevate dagli insegnamenti religiosi della sua infanzia, Goswami cerca nel corso della sua vita le risposte nella fisica quantistica, rivelando in questo viaggio di scoperta delle leggi che regolano l’universo, le possibilità di un nuovo inaspettato incontro tra Scienza e Mistica. 
"La mente di dio" di Massimo Teodorani si basa sullo studio delle religioni e delle molte filosofie che hanno dato per scontato la presenza vera ed operante di una “energia”, di un “quid, di un pleroma, di un “soffio vitale” chiamato spirito o anima (qui non facciamo differenza dei due termini spesso usati in accezioni diverse); tale essenza avrebbe doti per sopravvivere anche alla fine del proprio involucro fisico che la ospita.
***

Il réportage, frutto d’immagini scelte e del diario di viaggio di seguito narrato, vuol essere un tributo a Subash, la nostra guida nepalese, rimasta miracolosamente incolume con la sua famiglia e suo figlio al terremoto di Kathmandu del 25 aprile 2015, in cui hanno perso la vita più di 8.000 persone; alla città di Kathmandu, che resta un mito per tutti noi viaggiatori; ai musicisti ed ai danzatori nepalesi che ci hanno accompagnato durante il viaggio con manifestazioni artistiche sacrali in un vertiginoso carosello di feste tradizionali medievali, che celebrano rituali e danze in maschera per esorcizzare i demoni del male; infine ai miei coraggiosi compagni di viaggio con i quali ho condiviso questi unici ed indimenticabili momenti; al nostro capogruppo.
Rivisiterò la mia esperienza in queste Terre d'Oriente, cercando di meditare sugli insegnamenti di Subash ed Agit, le nostre guide locali, cogliendo il significato più profondo delle filosofie induiste e buddhiste, concentrandomi sulle sensazioni provate strada facendo e meditandoci su. Proverò a trasmettere i miei apprendimenti, facendo rivivere la mia medesima esperienza di viaggio e di vita ripercorrendo secondo flash e dejàvu il mio percorso, traslato dalle immagini che di quel mondo surreale e di quella mia vita errante, ho scelto di conservare e che porterò per sempre vivo nel mio cuore ora che non c'è più.

Prefazione di Adriano Ottaviani Zanazzo

         Un diario di viaggio luminoso e vivace attraverso il quale traspaiono, limpidi e freddi, gli incredibili paesaggi dell'India e del Nepal. Da Varanasi sul Gange, il fiume sacro, in India e fino a Patna, per proseguire su di un bizzarro treno dove le scimmie si affacciano a chiedere cibarie mentre cani e topi scorrazzano indisturbati entro i vagoni. E poi si raggiungono Shravasti e Lumbini, Sauraha per arrivare a Kathmandu a bordo di una vecchia corriera attraverso gli itinerari descritti dalla vivace curiosità dell'Autrice. “Ma prima di iniziare ogni giornata si pronunciano, a pieni polmoni e nella posizione del Loto, i suoni ripetuti della OM, la sillaba mantrica per eccellenza; ci si concentra sulla propria energia positiva e si espelle quella negativa”.

Proseguendo...“...Agit, la guida, ci spiega che per rivivere e comprendere il significato delle filosofie orientali si deve ripercorrere la fitta rete dei fiumi, dei sentieri e delle strade che da secoli vengono battuti da portatori, mercanti e pellegrini, nonché dalle popolazioni locali che si spostano dai villaggi alle città; dall'India al Nepal e fino in Tibet...”...“...spiega la visione sacra che gli Induisti ed i Buddhisti hanno del fiume come l'autentica strada che porta alla rinascita spirituale o alla reincarnazione...”....“...Viaggiando si scorgono dal treno antichi villaggi di capanne in legno con animali al centro dove le famiglie si raccolgono per riscaldarsi. Fa un freddo invero che non sospettavamo davvero in questa stagione, ma accogliamo anche questo disagio come una ‘prova’...". All'arrivo in Nepal si nota che il Paese è incastonato tra due imponenti pareti montuose che svettano maestose, mentre in basso resta il verde intricato delle umide giungle delle pianure indiane. 

Il lettore si trova immerso nel documentario e confronta il testo con le molte immagini (accadimenti): "...Giunti al confine con il Nepal, Agit ci saluta e ci affida a Subash..."..."...Egli spiega che ora cammineremo a ritroso il cammino dell'esistenza...". 

Alla fine, dopo piccoli villaggi e paesi si arriva alla Valle incantata di Kathmandu: "...l’atmosfera è nitida ma il tramonto arriva improvviso. Rientriamo in albergo; le strade sono buie e non ci sono marciapiedi ma lo spettacolo del cielo notturno è incantevole. Sembra di vivere all'epoca dei Malla, la prima civiltà nepalese...”... si prosegue con la descrizione della popolazione e della sua cultura...“...Il sorriso di questa gente attenua le situazioni più difficili perché calmi, tranquilli e amanti della pace sono i Nepalesi...”...”...Situata al centro della Valle omonima, la remota civiltà Malla, rimasta isolata per secoli dalle alte vette dell’Himalaya, ha mantenuto intatte le sue tradizioni nella Valle di Kathmandu...". 

Felicità e amore, infine, emergono dai rapporti epistolari con Subash, la guida nepalese. Si evidenziano i tratti più emozionanti:"...L'edificio Kumari Chowk ospita le bambine, ritenute reincarnazioni della Dea Durga..."..."... Buddha ricerca l'illuminazione aderendo alla comunità dei Sadhu, che considera la razionalità un ostacolo..."..."...La colomba è l'anima che viaggia verso il Nirvana..."..."...In Nepal, un piccolo Paese sconosciuto ai più, terra natale di Buddha, dove si erge la montagna più alta del mondo, l'Induismo ed il Buddhismo si sono fusi in modo unico ed il sincretismo religioso ha portato all'evoluzione di forme culturali proprie che impregnano la vita delle persone...". 
L'autrice conclude con queste affascinanti parole: "...Crocevia per i traffici dei mercanti da Est ad Ovest e da Sud a Nord, il Nepal ha assimilato e fatto suoi alcuni tratti della cultura di questi. Ne sono testimonianza le molteplici etnie presenti nelle valli di montagna o nelle foreste di pianura, ognuna con la sua propria lingua e cultura..."..."...le popolazioni, i loro credi e le loro tradizioni hanno dato luogo ad una cultura affascinante ed unica che resterà per sempre nella storia della civiltà umana...". 

PRESENTAZIONE DI KATHMANDU, LA VALLE INCANTATA

Il festival dell’oriente di Roma ha dedicato una giornata al Nepal nel secondo anniversario del terremoto di Kathmandu avvenuto il 25 aprile 2015. il Festival dell’Oriente di Roma si sta tenendo presso la nuova fiera di Roma ed ormai la sua fama e’ diffusa in tutta Italia. e’ Organizzato da Federico Nicolini, tutto toscano. mercoledì 12 aprile 2017 Federico Nicolini pubblica il programma delle conferenze: tra queste con grandissima emozione leggo: Kathmandu Nepal 25 aprile 2017 Festival dell’Oriente Roma . NEPAL KATHMANDU Martedì 25 aprile 2017 -padiglione 5 SALA 2 – i punti all’ordine del giorno sono i seguenti: ore 13-14 Promozione dello sviluppo del turismo ecosostenibile nei Paesi africani ed Orientali Saluti del Dott. Ing. Walter Mzembi, ministro del turismo dello Zimbabwe, e candidato a UNWTO, segretario generale dell’Organizzazione mondiale del turismo, patrocinata dall’Onu. Intervengono Dott.ssa Michelina Gabriè Sanquest, ambasciatore onorario del turismo dello Zimbabwe in Italia. Presentazione del testo teatrale “Corpi, numeri…Distanze…” editore APN.- Il Mediterraneo Dott.ssa Gaia Spera, autrice. Dott.ssa Emanuela Scarponi, editrice. Allestita poi la mostra fotografica del Nepal, segue dalle 19:00- 20:00 la Presentazione del Réportage: “Kathmandu: la Valle incantata: Sulle orme di Buddha”, di Emanuela Scarponi – editore APN . Alla presentazione Intervengono Dott. Emanuele Barrachia, giornalista, Dott.ssa Emanuela Scarponi, autrice del reportage di viaggio “Kathmandu, la valle incantata”; dalle 20:00 alle 21:00 segue la proiezione del bellissimo documentario: “Kathmandu 2015 – Before and after” di Emanuela Scarponi – montaggio e musiche di Tiziano Novelli. Editore APN. Segue l’Intervista del Dott. Claudio Margottini, geologo ISPRA – governo – l’ intervista del signor Dalla Valle, presidente della Onlus Helambu Nepal di Trento per il progetto di Bremang – Nepal- Intervengono: Emanuele Barrachia, giornalista; che commenta i punti più salienti del reportage; Emanuela Scarponi, autrice che racconta il viaggio ed il motivo della sua iniziativa; dalle 21:00-alle 23:00 segue il buffet e Si visita la Mostra fotografica “Lungo il Gange, da Varanasi a Kathmandu” Allestimento della mostra fotografica di Ing. Maurizio Scarponi. Addetta alle Pubbliche relazioni Annamaria Palombi, esperta di salute e benessere, ha seguito corsi di aggiornamento presso il Festival. Provando e promuovendo prodotti di estetica, salute e benessere. Sono intervenuti tra gli altri Cristina Catacchio, fotografa ed esperta d’Africa; Eugenio Totti, medico, volontario della Ong Africanpeoplenews, che ha arricchito il dibattito rivolgendo domande su India e Nepal, Maurizio Scarponi che ha introdotto interessanti elementi di fisica quantistica nel quadro delle interpretazioni delle filosofie e religioni orientali; Roberto De Vito regista ha curato le fotografie della conferenza. Durante la giornata Si è svolta una videoconferenza con Claudio Margottini, ora nominato osservatore scientifico presso l’ ambasciata italiana ad Il Cairo, dove verrà presentato prossimamente il progetto Kathmandu, la valle incantata. Il festival dell’oriente, ricco di molteplici realtà, culture e tradizioni variegate, ha avuto luogo presso tre dei 6 padiglioni aperti della nuova fiera di Roma. Il 5, il 7, il 9. All’interno dei padiglioni 5 e 7 sono situate sale conferenze atte a divulgare molteplici materie e sono messe a disposizione dei conferenzieri, esperti di oriente. Il Festival, per addetti ai lavori, presenta comunque molte attrattive anche per i non esperti, ed ospita molteplici e meravigliosi balletti folkloristici orientali, danze e spettacoli di attori e danzatori che si esibiscono sul palco. Dopo l’entrata l’accesso agli spettacoli e’ gratuito. Si trascorre una giornata intera immersi nel mondo d’Oriente, con sapori, colori, tessuti, profumi, spettacoli , filosofie, totalmente differenti dai nostri. Si percepisce che è per addetti perché gli standisti parlano solo inglese e non hanno biglietti da visita o riferimenti vari. Quindi il Festival d’Oriente, tipo l’Expo, apre proprio una porta verso nuovi mondi, che cominciano ad aprirsi sui nostri mercati occidentali. Vi fanno da padrone Cina e Giappone che sovrastano la scena nello spazio antistante dell’enorme padiglione che il visitatore si trova davanti. Molti sono i visitatori ma si circola facilmente all’interno dei padiglioni percorrendo i viali sospesi da terra, che li collegano gli uni agli altri, come in una moderna città occidentale.

EMANUELA SCARPONI. Grazie a tutti voi per essere qui presenti, mi chiamo Emanuela Scarponi e sono l'autrice di questo libro, che è un reportage di viaggio e fotografico dal titolo «Kathmandu, la Valle incantata».

Il capo ufficio stampa è Cinzia Loffredo, qui presente, esperta del settore e, ancora più esperti del settore sono Evaldo Cavallaro; psicologo e esperto di ipnosi, e Antonio Luigi palmisano, antropologo.

Ho fatto questa esperienza di viaggio e l'ho riportata; seguirà un documentario che parlerà di Kathmandu, poiché il 25 aprile del 2015, a dispetto di tutte le filosofie del mondo, purtroppo è crollata l'intera città di Kathmandu,con la sua cultura ed architettura. 

Per qualunque viaggiatore raggiungere Kathmandu è un mito eda tappa fondamentale che dà una visione più ampia del mondo. Nel mio caso, unica! 

Questa giornata, dedicata a tematiche così particolari e settoriali, comunque ricomprende anche questo argomento, poiché molti di questi interrogativi, presenti in tutti noi, trovano delle risposte filosofiche nelle religioni e nelle filosofie mondiali e nepalesi, cioè nell'Induismo e nel Buddhismo

Anche gli scienziati cercano adesso risposta negli studi di fisica quantistica e quant'altro, agliinterrogativi che si ponevano questi antichi popoli. 

Quindi ho riportato questo reportage di viaggio e fotografico, che ha due livelli di lettura: uno concreto e reale, fatto di visite culturali di luoghi sacri indiani, che partono da Varanasi; un posto incredibile dove tutti dovrebbero andare, perché vi avviene la cremazione,come si vedrà nel documentario. 

Sono solita parlare per tre tipi di linguaggi: la scrittura, il documentarioe le immagini scattate durante il percorso. 

Da Varanasi si raggiunge Lumbini, dove nasce Buddha, attraverso il Gange ripercorrendo la strada dell'anima quando il corpo viene cremato, secondo il Buddhismo. Da lì l'anima riprende il suo percorso sotto forma di energia libera fino al Nirvana, che lo si situa in cielo: e quale luogo più vicino se non l'Himalaya, il luogo più alto del pianeta Terra? E la spiritualità si sente, tutta.  

Ciò che unisce il Nepal all'India sono l'Induismo ed il Buddhismo, entrambi considerano l'acqua l'elemento purificatore dell'animo umano, che poi si ritrova anche nella nostra religione cattolica. 

Questo per dire che, in effetti, il nostro mondo religioso e gli insegnamenti sull''origine della vita sono la medesimasostanza, che troviamo nelle antiche popolazioni e negli antichi libri Veda.

Seguirà la proiezione del documentario, che inizia con i versi della Divina Commedia di Dante Alighieri, che parla del GangeVaranasi effettivamente sembra essere situato alle porte dell'inferno di Dante, col fiume Acheronte (il Gange), e Caronte che trasporta le anime all'inferno in piccole imbarcazioni, tra i fuochi perenni delle rive del Gange.

Quindi ho fatto anche uno studio sui rapporti tra Dante e l'Oriente. 

La fine del viaggio porta alla conoscenza degli antichi testi Veda. Quindi passiamo dalla filosofia occidentale a quella orientale.  

Dal punto di vista storico Buddha si inserisce nella lotta contro le caste indu; quindi è un rivoluzionario,esattamente come Gesù; 

Buddha interviene in una situazione di grande difficoltà.

EVALDO CAVALLARO. Lei parla della Valle incantata però, in realtà, forse più che la valle ad essere incantata è stata Emanuela ad essere incantata del viaggio in Nepal, del Gange, di Buddha e così via.

Vorrei passare al documentario e chiudere l'intervista ad Emanuela con alcune riflessioni e una piccola lettura di un brano.

Innanzitutto, nel leggere il libro di Emanuela, ho rivissuto le atmosfere di tre film fondamentali, che probabilmente conoscete tutti e avete visto tuttise non li avete visti, consiglio assolutamente di vederli. Uno ovviamente è Piccolo Buddha di Bertolucci, che è citato anche da Emanuela. L'altro è Passaggio in India, vi ricordate il vecchio film di David Lean, del 1984, dove effettivamente la protagonista si trova immersa in questa atmosfera, nei templi particolarmente.

Anzi, parlando di templi, siccome Emanuela scrive nel libro che alcuni templi che si trovano in Nepal sono ricchi di scene da un lato religiose e anche erotiche, alcuni amici che sono voluti venire oggi mi chiedevano quando organizzi il prossimo viaggio, perché vogliamo vederli assolutamente.

Ma l'altro film che ho visto recentemente, l'anno scorso, un film vecchio, un film del 1947 addirittura, che abbiamo visto con Lucia (mia moglie) su suggerimento di un nostro amico, è Narciso nero; se non l'avete mai visto è un film interessantissimo, grandioso e le protagoniste sono alcune suore cristiane che si trovano ad "aprire" un piccolo monastero e a vivere in un monastero che già esisteva, in quest'atmosfera incredibile, stranissima, coinvolgente, magica, surreale e al tempo stesso estremamente "devastante" dal punto di vista psicologico, proprio nell'Himalaya. 

E da qui Narciso nero. I registi sono Michael Powell e il famoso Emeric Pressburger. Consiglio assolutamente di vederlo, perché lo capirete leggendo questo brano del libro.

Emanuela si trova a visitare e comincio: la terza piazza che visito è quella di Bhaktapur, anch'essa sviluppatasi di fronte al palazzo Reale....È un susseguirsi continuo di templi dedicati a Shiva, templi a forma di Pagoda. Ogni tipologia è caratterizzata da materiali, forme, colori di popolazioni differenti. 

Tutto questo è collegato attraverso stradine in cui è visibile l'architettura popolare delle case costruite in legno. Sarà che è un giorno di festa, sarà che è il momento del tramonto, sarà che stranamente sento silenzio, sarà che non sono sola, sarà che essendo la terza che vedo inizio a fare attenzione ai dettagli, ma è qui che perdo letteralmente la testa. 

Tutto ciò che mi circonda mi entra nel profondo ed ubriaca i miei sensi. Rimbalzo, giro come una trottola, mi fermo, resto immobile; è qui che mi innamoro, è qui che la cultura dei Malla entra nella mia anima. Lo percepisco in ogni mia cellula, ora so con certezza cosa significa essere in Nepal. L'occhio si fissa nell'obiettivo, cerco di fotografare i palazzi, i tetti, le pagode, le finestre, i colori, .............. 

Non so quale grandangolo ci vorrebbe per dare l'idea della tridimensionalità di questa sporgente piazza magica. Tutto sembra muoversi intorno, cambia ogni volta l'immagine, è quasi impossibile rendere l'idea da una foto. Provo con la telecamera. La piazza è maestosa, non entra in altezza o in larghezza, non entra in profondità, si incolla di fronte e perdo la prospettiva angolare, vi sono letteralmente dentro, dentro un mondo sconosciuto fatto di pagode rosse, mattoni, tetti, finestre in legno, portoni scolpiti, in mezzo ad una folla colorata di esseri umani e le più svariate etnie. C'è da domandarsi: che qualità avesse la roba che ti aveva dato .....? Bravissima, complimenti.

EMANUELA SCARPONI. No, no, è tutto naturale.

Evaldo Cavallaro qui ha presentato il libro e devo dire che l'analisi psicologica e tutta la visione del viaggio è stata totale. Ciò che non avrei mai voluto.

EVALDO CAVALLARO. Vi ricordate - almeno come lo riferisce Herman Hesse in Siddharta - che cosa dice Piccolo Buddha, nel senso che non è ancora diventato il Buddha, quando lascia la casa principesca materna, quindi lascia gli agi, lascia la ricchezza, lascia il benessere, lascia la sicurezza per conoscere il mondo e gli dicono: ma come farai a sopravvivere? 

Vi ricordate quali sono le parole con cui Siddharta risponde? È fantastico ed è estremamente importante anche per tutti noi oggi (non ho figli, ma per chi abbia figli è sicuro) e dice: non ho bisogno di niente, so pensare, so aspettare, so digiunare. Non mi serve nient'altro per vivere nel mondo.

EMANUELA SCARPONI. Molte tecniche di relax, che oggi vengono utilizzate in Occidente, si ispirano invero alletradizioni ed alle culture buddhiste praticate quotidianamente da 2.000 anni, da queste persone, inmodo molto semplice e naturale.

Nel mondo occidentalesentiamo tutti la mancanza di serenità e calma,  perché viviamo nel caos e nello stress quotidiano e molti cercano di trovarla nella meditazione che questi popoli praticano da secoli. Questo è il problema principale di cui hanno parlatoanche Antonio Luigi Palmisano ed Evaldo Cavallarodei problemi dell'antropologia attuale.

Nel Capodanno 2015 mi trovo a Kathmandu e nell'aprile 2015 avviene il terremoto,quindi tre mesi dopo la mia presenza in questa valle incantata tutto muore, tutto si distrugge; questomi porta a tentare di aiutare queste persone, aiutarli a mantenere viva la loro tradizione. Questo è ilmotivo per cui nasce il libro "Kathmandula valle incantata"

Quello che sto provandoogniqualvolta mi accingo a scrivere un libro è che, in realtà, emerge una parte della personalità chenon conoscevo a prima vista e quindi è molto interessante, perché si scopre un'altra parte di sé.

Questo è un réportage di viaggio, non ha la pretesa di essere un libro scientifico, ma cerco diinterpretare, da viaggiatrice ed osservatrice attenta e amante della fotografia le caratteristiche dei popoli e delle civiltà differenti danoi, che mi rendono così estroversa, variopinta e ricca di curiosità per qualsiasi cosa avvenga. Allo stesso modo ho scoperto Roma, la mia città nel tempo: oggi l'Isola Tiberina

Oltre a scrivere questo libro ho pensato dicreare un documentario, che poi verrà proiettato, altrettanto interessante e che dà una visionecompletamente diversa di questo Paese e dei costumi ed è un modo diverso di interpretare il senso

della conoscenza museale. 

Mi rivolgo ai professori ed agli intellettuali tutti, che devono staretra le persone per cercare di comunicare innanzitutto: infatti se i musei fanno bene, anche le persone e iluoghi aperti come questo sono spettacolari per cercare di trasmettere dei valori. 

Questo credo sia assolutamente fondamentale e, dalla comunicazione, poi si trasmettono valori in vari modiuna mostra multimediale permette di percepire maggiormente varie sfaccettature di una realtà,utilizzando tipologie diverse, non solo la parola, non solo le parole scritte, ma anche documentari e le fotografie. Cerco così di rendere tridimensionale una storia, la mia storia in Nepal, e questo è ilmio umile tentativo di rapportarmi con queste popolazioni.

Adesso do di nuovo la parola ad Antonio Palmisano, che sarà più bravo a presentarmi.

Antonio Luigi PALMISANO. Questo è il secondo libro che Emanuela ha pubblicato. Il primo libro lo pubblicòdiversi anni fa e mi chiesero di farti la prefazione, Emanuela

Di solito non faccio prefazioni, perché è sempremolto imbarazzante scrivere prefazioni, non solo perché uno è costretto a leggere il libro, ma perchése non gli piace poi si sente in imbarazzo, quindi sono argomenti molto delicati. 

Stavo pensandoquando scrissi la prima prefazione: santo cielo, sarà la solita storia, il solito viaggioma quello chemi colpì del primo suo lavoro e che per fortuna ritrovo nel secondo lavoro è quanto segue: noiabbiamo infiniti modi di viaggiare, ogni essere umano ha infiniti modi di viaggiare, cambiano dapersona a persona, ma cambiano nella stessa persona in tempi diversi. 

Il mio modo di viaggiarequando avevo cinque anni non è quello di quando ne avevo trenta, di quando ero sposato odivorziato; cambia nel corso della nostro vita in modo diverso. E poi ovviamente dipende molto daquello che uno sta cercando, ammesso che stia cercando, oppure gli può essere capitato ed il modo

suo era un modo di viaggiare - come dire - timido inizialmente e molto rispettoso di quello chestava facendo, delle persone che stava incontrando. 

Era sul serio curiosa, ma non quella curiosità atutti costi (dai dimmi cosa hai fatto, è vero che voi mangiate questo?), non era pressante, era unacuriosità, che è quella dell'incontro con un altro e di emozione. 

Sono convinto che nel primo suovolume lei fu molto emozionata dalle donne che aveva incontrato in Namibia perché, da quello cheavevi scritto trovavo questa emozione. 

Per me è molto importante quella dimensione, che poitraspare nel racconto. Dopodiché diciamo che sei diventata tecnicamente sempre più brava e vuoldire che hai imparato dalla prima esperienza di viaggio e dal primo modo di scrivereQuindi questolibro è ancora più ricco del primo dal punto di vista delle osservazioni tue e dell'emotività tua  espressa che ora riesci a far anche fruttare da quel punto di vista. 

Lo si vede anche dal modo tuo difare le foto, che non sono le foto fatte - come dire - iconografiche, molto iconografiche,standardizzate, mainstream, che vogliono ritrovare lo stereotipo, il clichè; anche nelle foto che sivedevano lì hanno qualcosa di diverso dai clichè, non fosse altro per la composizione dei colori. 

Haiattenzione, quando fai questo, a ritrovare delle armonie di colori e, quelle foto che hai scelto emesso, in quelle scale cromatiche ci sono delle interessanti armonie proprio palesi, dando un forte risalto a chi ti sta davanti, chefinisce per non essere più oggetto; questo è importantissimo dal punto di vista antropologico, cioèriconoscere nell'altro la sua soggettività, non come oggetto davanti all'obiettivo, con una storia.

Quindi hai creato l'immagine di questa persona, con dei colori e delle cromie che sono tuttetue, perché avresti potuto prendere un'altra luce, fare diversamentec'è qualcosa di ricorrente in tuttequelle foto ed è questa armonia della quale ti sto parlando, quei tre colori di base. E poi li lasciesprimere quelli che loro sono, con un sorriso appena accennato, uno sguardo un popensieroso. 

Sivede che non sono imbarazzati davanti a te, si vede che sono lì, non a farsi fare la foto perché unogli dà un dollaro o cinque dollari, ma perché gli piace farsela fare da te. Questo è un successoenorme, perché è un modo che dimostra che c'è stato un dialogo, ci sarà stato un dialogo in unadelle lingue europee, perché è ciò che diceva prima Cavallaro: le forme di dialogo sono non verbalie principalmente, in quelle situazioni, non esiste dubbio e dipendono da cose infinitesimali, adesempio da come è stato il tuo sguardo diretto, da come ti sei posizionata fisicamente. 

Vedofotografi che fanno delle foto in posizioni in cui il soggetto sembra quasi sottomesso. Così come cene sono altri che fanno foto a quest'altezza. Questo di Emanuela è un modo di viaggiare con amore, con grande interesse,con grande rispetto. 

Non stai facendo un viaggio per dimostrare qualcosa (ehi ragazzi sono stata a4.500 metri di quota e ho fatto queste foto). Non c'è un record da battere: sono stata in un postodove non è stato nessuno. 

A Kathmandu ci sono stati milioni di persone, ma il Kathmandu che tu faivedere - devo dirti la verità - non me lo avevano fatto vedere altri. Questo sì che è importante, daquesto punto di vista il tuo libro è molto importante, perché è un libro che ha questo grande rispettoche traspare sia nello scritto che nelle foto e questo è di un'importanza estrema.

Emanuela SCARPONI. Mi sono arricchita tantissimo sia andando in Nepal, vedendo questi personaggi che fannotantissime cose. 

Ho migliorato anche la comprensione della vita, questo è! Conoscendo eincontrando culture diverse si percepisce maggiormente il senso dell'umanità. È una sensazione meravigliosa.

Antonio Luigi PALMISANO. Voglio dire: quanti réportage abbiamo visto sul Nepal! Il modo in cui lei sta lì congli altri, che cosa la colpisce: guardate la foto della mucca sacra: la didascalia spiega il vero utilizzo della mucca  tra i buddisti che generalmente vengono accusati di morire di fame ma di lasciare vive le mucche ed altri animali perché ritenuti irrazionalmente sacri; non è cosi: essa viene usata per i lavori agricoli, per il latte e il combustibilela muccasacra allatta un cucciolo di cane, cioè si rompono questi stereotipi anche sul Nepal. 

Ma questo è ilNepal? Dove la mucca sacra dà latte al cucciolo di cane? Allora perché lo ha visto lei e non lohanno visto tutti gli altri fotografi che sono andati in Nepal? Ci sarà una ragione. 

Non penso chenon sia capitato a nessuno di vedere la mucca che allattava il cane. Perché non lo hanno rilevatocome un qualcosa di importante, di interessante, di indicativo, che ti dà anche l'immagine di unNepal dove c'è interazione reale. 

Poi dialogando fra specie diverse, dove c'è questa dimensionecorale, di connubio, di generosità. È un'icona di una generosità che esiste lì, questo è il punto!È molto riuscito il suo modo di fare le cose. Veramente!

Emanuela SCARPONI. Oltretutto si pensa sempre alla mucca sacra come ad un impiccio, in realtà ilBuddhismo ritiene la mucca un animale sacro e quindi non lo si tocca, le persone non si nutrono dellacarne. In verità non è proprio così! È talmente sacra che non viene uccisa, ma - da quello che hocapito - produce latte innanzitutto e poi viene utilizzata anche per altri motivi. Non viene uccisa, ma

comunque aiuta la sopravvivenza del popolo.

Si arriva in questi luoghi incredibili: in mezzo ad una confusione pazzesca, popolazioni variopinte,vestiti meravigliosi e coloratissimi, il terzo occhio delle donne e poi, improvvisamente, in questafolla inesauribile di persone colorate, ci sono queste mucche per strada, che sono immobili e cheimpediscono a tutti di passare ed è tutto normale, sembra di entrare in un mondo completamentedifferente. E questa è l'India! In Nepal c'è la stessa cosa, ma è più tranquilla e serena.

Cosa ho fatto io anche in questo viaggio? Si chiama da Varanasi a Kathmandu. 

È un'esperienza di viaggio che ho fatto e cerco di capire cosa vedo e cosa incontro e quindi raccontodei Saphiu, che sono una specie di santi che vivono in strada e meditano e quindi mi sono incontratapersino con la storia della letteratura italiana, perché Varanasi - che è un posto incredibile ebellissimo, unico al mondo - ricorda l'inferno di Dante.

Tutti abbiamo notato questo particolare e quindi cisiamo chiesti: perché il Gange, con la cremazione dei corpi e queste piccole barche lungo il fiume,che portano le ceneri e che, grazie a questa tradizione, l'uomo, secondo il buddhismo e l'induismoriesce a raggiungere il Nirvana, cioè si libera del corpo ormai inutile, non più funzionante efuoriesce.Sono riuscita a fotografare una colomba in volo e per me quella è la foto più bella che hoscattato.

Cosa unisce l'India al NepalEsattamente questo, il traitd'union tra questi due Paesi, che hovisitato, con al centro Kathmanduè stato il viaggio a ritroso della coscienza umana, cioè dell'animache, lasciando il corpo, va verso il Nirvana e quindi si raggiunge il Nirvana che è situato, nellatradizione, in cielo: e dove lo si sente il Nirvana così vicino se non dall'Himalaya, il luogo più alto del mondo? 

Rifacendo a ritroso il cammino dell'anima umana secondo la filosofia buddhista (sidice sempre filosofia e non religione)perché in realtà non esiste una

religione, ma esiste una filosofia di vita, che è molto razionale e che permette di individuare corpo eanima, materia ed essenza, materia e spirito, ognuno seguendo il proprio punto di vista, ho cercatodi entrare nella loro mentalità, nella mentalità buddhista ed induista cercando quindi diinterpretare questo pensiero

Come mi è capitato di fare ho ripercorso a ritroso l'essenzadell'umanità che si trova in ognuno di noi. si è partiti da Varanasi, dove non esiste più un corpo e dove la coscienza, per me, dell'uomo,risale il suo cammino verso l'infinito. 

Questo ho fatto e siamo arrivati nella Valle di Kathmandu, che è un postoassolutamente incredibile, perché sembra sospeso nel cielo per quanto è in altoe tutta la catena dell'Himalaya è meravigliosa e dà un senso di tranquillità, di serenità e diprofondità interiore, che è propria dei luoghi così spirituali. L'aria è fresca e limpida, malgrado più si sale e più l'atmosfera è rarefatta. Credo che queste meditazioni sianoprofondamente spirituali ed abbiano molto da insegnarci, anche se noi siamo "civilizzati".

Antonio Luigi PALMISANO. Vorrei fare una domanda di questo genere: io viaggio naturalmente da uomo e sonoconvinto che noi uomini vediamo cose molto diverse dalle donne e voi donne vedete cose moltodiverse da noi uomini, almeno per l'esperienza che ho avuto io quando mi confronto con alcunecolleghe, amiche o donne con le quali ho viaggiato. È come se fosse proprio diverso quello che voi

vedete rispetto a quello che vediamo noi. 

Secondo te è vera questa mia impressione? Tu hai unmodo tuo di vedere le cose? Ti riconosci in altre donne quando si è altrove? C'è una maniera diporsi diversa nei confronti del luogo in cui ti trovi o vi trovate?

Emanuela SCARPONI. Certamente la mentalità dell'uomo è di per se diversa. Forse siete maggiormenteattratti dalla natura e dall'architettura. Le donne sono forse più attratte dalle persone. Penso che cisia un maggiore desiderio di comunicare da parte delle donne ed è sempre più facile per le donne.Poi si guardano i bambini, altri popolie magari ci viene voglia di fotografare molte donne, molti bambini, ma anche degli uomini, purché di bell'aspetto....

Sono interessanti questi Saphiu, ogni volta che ho visto questi santi, questi personaggi, al di là delfatto che lo facessero per vari motivi, magari anche di turismo, sono veramente strani ed io sonorimasta impressionata da loroFiguriamoci Alessandro Magnocheincontrò a quell'epoca questi personaggi nella jungla indiana.

Un'altra bella scoperta riguarda l'emigrazione dell'Uomo, l'uomo è nato in Africa, ma poi si è spostato verso Oriente; le prime civiltà sono delTigri ed Eufrate (come sappiamo tutti), ma poi, ad un certo punto, grazie alla lingua che loroparlano e che si sono portati dietro, noi scopriamo che l'uomo emigra e va in India. 

Ed ecco che ilSanscrito, per quanto mi riguarda (che ho studiato già all'università), prende forma. Il sanscrito è lalingua più antica del mondo, viene parlata dalle popolazioni indoeuropee ed è la base delle nostrelingue indoeuropee tra cui la nostra

La cosa simpatica è che mentre noi di lingue moderne vediamo illatino come una lingua d'origine,leggendo Sanscrito si vede in prospettiva contraria ecioè che il latino è ciò che il Sanscrito diventerà nel Mediterraneo. 

Così scopro gli antichi libri Veda, che nascono in Afghanistan,dalla popolazione degli Indoari e sono alla base di tutti quelli che sono poi i libri scritti

successivamente come la Bibbia ad esempio. Per cui, per avere ancora una prospettiva diversa di  tutta la storia dell'umanità, bisogna andare a ritroso nel tempo e vedere cosa c'è scritto in questilibri. La parola Veda diventerà in latino video: fantastica scoperta, cambiare prospettiva divisione della storia.

Antonio Luigi PALMISANO. Bisogna averlo il coraggio di cambiare prospettiva.

Emanuela SCARPONI. Ma è splendido, è divertente perché si torna indietro e conoscendo il passato si capiscono meglio il futuro e il presente.

Sapere che (io sono laureata in lingue e quindi gioco in casa) si può tracciare l'emigrazionedell'uomo tramite la lingua che si porta dietro è splendido. Serve anche questo, sapere la linguaoltre che comunicare con altri popoli. Penso che tutti dovremmo avere un dizionario etimologico.

Credo che viaggiare sia molto belloma scrivere riflessionisuccessivepermette di ripercorrere i medesimi luoghi e viaggiare nella nostra anima per rivivere e rielaborare le nostre emozioni provate che sono indelebili nella nostra psiche profondae ci permettono di imparare dagli altri popoli esperienze chearricchiscono la nostra personalità e la nostra vita. In questa maniera la vita diventa meravigliosa!

Antonio Luigi PALMISANO. Quando tu torni a chi racconti per primi?

Emanuela SCARPONI. Agli amici!

Antonio Luigi PALMISANO. Avranno riso, avranno gioito, avranno fatto altre domande, cioè c'è interattivitàdiversissima. È fondamentale il racconto tuo agli amici, o a tua madre, o a tuo fratello, o ai parenti.

Emanuela SCARPONI. Noi già siamo influenzati da sempre, perché siamo figli di viaggiatori; i miei genitori ci hanno insegnato a viaggiare. Mio fratello viaggia, i figli viaggiano e viaggiamo tutti. Ognuno per ed abbiamo tutti esperienze diverse. Di tanto in tanto ci incontriamo.

Antonio Luigi PALMISANO. Voglio dire: il racconto del viaggio è una parte sostanziale del viaggio.

Emanuela SCARPONI. A quanti degli amici (che si alzino in piedi) è piaciuta la mia esperienza in Nepal e chevorrebbe farla? Quanti avete sentito parlare di questo?Non sempre si riesce a prendere dal prossimo ed è anche pericoloso, perché si subisconoanche delle influenze negative, però laddove esiste un patrimonio interiore che possa arricchire leconsiderazioni della vita, questo è bellissimo. Questo si incontra specialmente nei popoli che ancoraportano la loro autenticità di visione di cui parlavo.

Poi ho anche approfondito le tematiche di fisica quantistica, con solo dei riferimentibibliografici, non mi sono azzardata ad andare oltre, che trattano sempre della comunicazione. Hoavuto il consulente fisico, che non vuole essere citato.

Giovanni FABIANO. Quando si fa un libro con tante fotografie come quello che hai fatto tu - guardandole inrealtà ti viene voglia di guardarne ancora - arrivi allafine che ti senti soddisfatta di quello che hai fatto o ti sembra che manchi ancora qualcosa? 

Avrestivoluto avere altre cinquanta pagine per poter inserire altre cento fotografie? Lo chiedo a tutti quelliche fanno libri fotografici, perché mi sembra sempre di comprendere che la cosa peggiore è quelladi dover fare una selezione delle foto, perché ne avrai da mettere ancora...

Emanuela SCARPONI. Non ho fatto io la selezione, era impossibile, non l'avrei potuta fare.

Giovanni FABIANO. Staresti ancora scegliendo quali foto mettere.

SCARPONI. L'ha fatta Maurizio, mio fratello, ha scelto foto, allestimento e tutto il resto.

Emanuela SCARPONI. Non l'avrei potuta fare, perché per me sono state tutte foto interessanti.

Si dice che gli arabi non vogliano farsi fotografare perché gli si ruba l'anima. Io non capivocosa intendessero. In realtà è possibile che nel momento in cui si capta qualcosa di interessante peril proprio cervello, in realtà si ruba, si prende. Quindi può darsi che questi detti abbiano una lorologicità, solo che noi non la vediamo. Per questo ho cercato di interpretare, anche logicamente,quello che queste persone pensano. 

Questo è stato il mio sforzotramutare in parolesemplici concetti difficili e a noi lontani, questo per cercare di agevolare non solo la comunicazione.

Invece un'altra parte importante è che si parte da Dante Alighieri per arrivare agli antichilibri Veda. Questo lo vedrete pure nel documentario e penso che sia bellissimo. 

Io miimmedesimo in Dante Alighieri: potete immaginare

Una professoressa d'inglese, che ha sempreguardato alla Gran Bretagna, agli Stati Unitisi immedesima in Dante AlighieriHo semprepensato al mio professore Sechi, che mi ha fatto una testa così con la Divina Commedia

Però, devodire, che in effetti ne è nata una riflessione profondche viene così ben interpretata dalla vocesuadente di questo speaker, che oggi non è potuto venire, questo attore di teatro, Gianpietro Scurto

Edalla fine del viaggio si arriva all'interpretazione dei valori fondamentali dei Veda che insegnano;gli antichi libri Veda con l'utilizzo dei sensi, di cui prima si parlava. 

Quindi ho tentato diinterpretare questo viaggio come un viaggio di rinascita spirituale.

Ho anche parlato del destino e ho detto, beh, non bisogna avere paura della vita, perché semi fossi trovata nel terremoto del 25 aprile 2015 a quest'ora ero mortaQuindi voleva dire che nondovevo morire perraccontare ciò che ho visto.

Giovanni FABIANO. Allora se tu vuoi, se magari hai altro da aggiungere, magari vediamo se c'è qualchedomanda dal pubblico. Ormai la curiosità che ci hai messo nel vedere il documentario è tale chevogliamo vederlo il prima possibile.

Emanuela SCARPONI. Mi sono divertita tantissimo sia a fare il documentario, sia a scrivere, sia a fare foto.Ho messo in mezzo parecchie persone, abbiamo qui Rosa Maria, con cui abbiamo riflettuto sullaspiaggia sulle parole utilizzate, mio fratello Maurizio, mia madre con le correzioni di bozze e infineAntonio Luigi Palmisano.

Antonio Luigi PALMISANO. Questa è una tua dote ed è fuori dal concetto del viaggio individuale, coinvolgi tuttie questo è molto bello, perché è proprio questo davvero che ha senso. Coinvolgere tutti! 

Non è unacosa che ti sei goduta solo tu, alla fine hai fatto godere tutti e questo è dialogo.

Giovanni FABIANO. Abbiamo qualche domanda dal pubblico o commenti?

Emanuela SCARPONI. Lui è Paolo Ammendola, tra l'altro è un personaggio da cui io imparo. 

Paolo èuno dei pochi scienziati italiani scelti per organizzare le missioni nello spazio a Euston, quindi èuno degli scienziati italiani richiamati dagli Stati Uniti.

Paolo AMMENDOLA. Vorrei sapere il momento in cui ti sei emozionata di più e il momento dimaggiore criticità in questo percorso, in questo viaggio.

Emanuela SCARPONI. Ci sono stati vari momenti, Varanasi è stato l'inizio del viaggio unico e bellissimo,con la piazza Durbar di Patan, dove sono rimasta incantata dalle varie sfaccettature di questo borgomedievale. La valle di Kathmandu è meravigliosa. È fatta di tre borghi medievali, che sono tre città

dominate da tre piazze, il cui nome è Durbar square.

Patan è il luogo dove c'è il tempio buddhista e dove ci sono le cremazioni. Ci sono sempredei fiumi e c'è il bagno purificatore dell'uomo, dove l'uomo si purifica, si lava, fa questo bagnonel Gange e nel fiume che bagna Patan; quindi l'elemento che unifica questi Paesi  indiani, nepalesi, tibetani e tutta quella fascia è esattamente l'acqua ed è splendido come aspetto,perché anche nel caso dell'induismo e del buddhismo, l'acqua, come nel cristianesimo, assume un

ruolo fondamentale e questo si ritrova ovunque.

E poi, devo dire, che un momento meraviglioso è stato; io ho visto piccolo Buddha diBernardo Bertolucci, che ho cercato di rintracciare in tutte le maniere senza riuscirci. 

Come sono  riusciti a fare loro le riprese non lo so, sono stati dei geni, perché la molteplicità dell'architetturaMalla è talmente variopinta e fatta di tende rosse, di ornamenti a pagoda (pensavo fossero cinesi einvece vengono proprio dalla Valle di Kathmandu), rendono talmente pluridimensionale la locazionein cui ci si sta, che non ci si riesce a riprendere, ci si sta proprio dentro e questa è una grandeemozione che si prova, perché ci si perde in queste piazze di questa valle di Kathmandu con attornoqueste infinite catene montuose meravigliose e, in alto, la volta stellata del cielo. 

Sembra di staredentro un quadro. Lo sforzo è quello di cercare di entrare persino nei quadri. Si entra in unmondo sconosciuto e sembra di andare indietro nel tempo.Quando si fanno questi viaggi in questi Paesi così spirituali è come se il tempo e lo spazio assumessero dimensioni differenti. Ciò avviene ancora di più

in Africa

Però qui c'è un aspetto spirituale differente, che si può maggiormente studiarein realtà sitorna indietro nel medioevo, ma mentre si è lìsi è sia nel presenteche nel passato. 

E, con la loro filosofia di vita, anche nel futuro visto che per loro è la stessacosa, cioè spirito e materia sono la stessa cosa. Noi siamo materia e spirito e lo spirito ritorna adessere materia nella reincarnazione.

Hanno una visione negativa della reincarnazione, perché se ci si è comportati male si tornanella vita - per loro - infernale, però è un concetto filosofico interessante da approfondire.

Il momento più tragico è stato questo: purtroppo hanno dei problemi di acqua potabile (nonsi sa come: hanno l'Himalaya, le sorgenti dell'Himalaya arrivano fino al Gange, questo fiume attraversa cinque o sei Paesi prima di arrivare al mare, i ghiacciai eterni e quindi dovrebbero averetanta acqua e tanta energia), che manca molte ore al giorno a Kathmandu e questo èincomprensibile. 

Purtroppo il terremoto ha peggiorato la situazione, quindi il Nepal ha bisognoanche di aggiornamenti tecnologici di questo tipo. Purtroppo è un momento difficile per lapopolazione, come ha scritto la nostra guida nepalese che è sopravvissuta al terremoto insieme allasua famiglia. Quindi, purtroppo, il momento tragico è stato quando mi sono resa conto che hobevuto acqua che non era potabile e ho detto oddio, Dio! 

Questo è stato il momento triste, ma bastacompare le bottigliette dacqua confezionata e si sta aposto ed è un dispiacere, perché pensare che

Sull'Himalaya non ci sia acqua potabile delle sorgenti è dura, vuol dire che c'è qualcuno che lautilizza male. Peccato per la popolazione!

Poi, anche lì, ci dovrebbe essere uno sfruttamento maggiore dell'energia elettrica, invece  manca l'energia elettrica e quindi credo che se l'Italia riuscisse anche ad intrattenere rapporti politicicon questi Paesi, probabilmente riuscirebbe a dargli una mano e questo è quello che abbiamo tentato di fare! 

EMANUELA SCARPONI. Vediamo adesso il documentario, che sarà anche scientifico e devo dire: APN e ONG pubblisher siamo noi. Siamo diventati anche editori e andremo avanti così. Questo deve essere il nostro destino.

Ringraziamo Cinzia Loffredo per averci organizzato questa presentazione del libro e ringraziamo per lo spazio che ci avete dato e buona visione.

Recensioni

Il libro di Emanuela Scarponi non è solo la descrizione della capitale del Nepal e dei suoi dintorni, ma anche un entusiasmante resoconto del percorso compiuto dall’autrice nel 2015 dall’India al Nepal.

Il lavoro dona stupende immagini, prevalentemente fotografie dell’autrice, che conducono per mano il lettore nei luoghi e presso i popoli dalla stessa visitati.

La spiritualità domina lungo tutto il cammino svolto, dal caotico e gremito punto di partenza di Varanasi sul fiume Gange, all’arrivo nella silenziosa e meditativa “valle incantata”.

Le due principali religioni, Induismo e Buddismo, vengono sapientemente descritte e sembrano fondersi nel viaggio attraverso il Nepal.

L’autrice conduce il lettore in quei luoghi antichi e mistici, coinvolgendolo, attraverso la fluidità della lettura, nelle tradizioni artigianali, nelle scienze medico- filosofiche, astronomiche ed astrologiche di quella affascinante e remota parte del nostro pianeta ed introducendolo, grazie alla sua conoscenza delle lingue, negli antichi idiomi di quelle regioni, a cominciare dal Sanscrito. 

Ad Emanuela va il mio più sentito ringraziamento, per avermi reso partecipe del suo viaggio, per avermi condotto in quei luoghi lontani e carismatici, per avermi concesso di introdurre unmomento di riflessione nelle mie frenetiche giornate.

Claudio Turella

Recensione di Francesco Vozza 

Sai che queste scaloppine erano proprio buonissime, papa’? Mi fa piacere che ti siano piaciute, Lucry….Ed erano così buonissime perché c’era l’ingrediente più importante di tutti. L’aceto balsamico? No, l’amore. Traslando da questo dialogo fra una bambina molto sentimentale e un padre ai fornelli, direi che nel lavoro di Emanuela c’è, e si sente, l’ingrediente più importante di tutti: la passione. Passione come curiosità intellettuale e umana, passione per il viaggiare, conoscere, arricchirsi in nuove esperienze. Passione come volerci essere con l’anima e con il corpo, con tutti i sensi, voler toccare con mano, non sottrarsi all’altro e al diverso, non viverli come da dietro uno schermo, ma con simpatia (nel senso etimologico, sun patèin: condividere, sentire insieme), con partecipazione, con affetto. E questo mi sento comunicare dopo aver letto il resoconto di viaggio, insieme alle tante preziose note didascaliche e informative e alle tante immagini di “Kathmandu: la valle incantata”.  Molto di più non posso, fondamentalmente per due motivi. Prima di tutto, conosco Ska da  tanti anni, venticinque o giù di lì, e soprattutto abbiamo vissuto e condiviso  situazioni diverse, lavorative in primis, con tutto quello che ciò comporta, e poi  amicizie, lutti, feste, sagre, chiacchiere, polemiche, segreti rivelati e non… insomma, tanto. E non e’ facile essere analitici e lucidi o esprimere giudizi quando si e’ coinvolti in una storia comune e  di amicizia. Per dire, leggendo quelle pagine a volte mi sembrava di sentirla parlare, raccontare, muovendo le mani, sorridere, ammiccare, scuotere la testa. Posso comunque dire che il suo lavoro lo trovo assolutamente onesto, cioè sincero, intrapreso con il giusto spirito, la giusta disposizione, senza presunzione, come qualcosa di necessario e di voluto.  E in secondo luogo perché per me e’ stato un tuffo nel passato, un passato alquanto lontano, che mi ha visto più volte prendere e partire per l’India con quella stessa disposizione d’animo di fascinazione, di ricerca e di scoperta.

A Varanasi ci arrivai solo soletto che ancora era buio pesto. Un’ora dopo,e già albeggiava, remavo   in una barca sul Gange con un giovane croato conosciuto pochi minuti prima sulla riva del fiume. E l’alba si e’ tinta di rosa, poi di indaco, violetto, arancione e infine giallo carico, mentre le rive e i suoi scaloni si popolavano di una folla ardente che si bagnava, pregava, fra cui molti, vecchi e malati, venuti a morire in quel luogo che gli avrebbe garantito l’uscita dal doloroso e faticoso ciclo delle rinascite, la pace eterna. Varanasi mi si è disvelata e l’ho conosciuta remando su una barca sulle acque fangose della santa madre Ganga.

Non si possono descrivere le sensazioni che ad un cuore aperto può dare l’oriente, l’India in particolare, soprattutto la prima volta che vi si sbarca. Se la parola per noi non avesse una connotazione negativa si potrebbe dire che e’ uno shock. Che non si dimentica. E anche questo ho rinvenuto fra le righe di Emanuela, ed e’ qualcosa che conosco, che ho vissuto e che il suo libro mi riporta alla mente. Patna, Mathura, Gaya, Bodgaya, Kajuraho, le città sante, gli stupa e i templi buddisti, i colori zafferano e arancione, topi, vacche, corvi, scoiattoli e scimmie. Brulicare di un’umanità paziente  e indaffarata, una tensione religiosa e spirituale che ha del sorprendente,  colori vivaci nelle vesti femminili, cenere sulle facce dei shadu. Prendevo corriere locali basandomi su un itinerario di massima costruito su guide e consigli di viaggiatori, treni in cui le cuccette erano tavole di legno sorrette da catene, nel poco bagaglio, perlopiù di attrezzatura fotografica, una parure di lenzuola. Gli alberghi dove mi capitava a volte di passare la notte o proprio non le fornivano, o…era meglio disporre delle proprie.  Lunghe attese sotto i ventilatori degli uffici postali per riuscire a parlare al telefono con l’Italia o mandare uno stringato telegramma (era l’evo precellularico….); poi, una volta usciti, sporcarsi la bocca di rosso con un paan, fumando un bedi amarissimo. Ecco queste immagini, e tante altre, ho avuto davanti agli occhi lasciandomi trasportare dalle suggestioni offerte dal libro di Emanuela. I tempi, le modalita’ del viaggiare sicuramente diversi, lo spirito pero’ sicuramente affine. Come pure una curiosità, di più, un’attrazione comune  mi sembra di coglierla per il buddismo indiano e tibetano, più che una religione una filosofia di vita, un modo armonico e non violento di porsi nei confronti della vita, della natura e degli altri che non sembra appartenere alla maggior parte delle religioni che più da vicino conosciamo. Poi però, arrivati in Nepal verso la meta’ del viaggio di Emanuela apprendo qualcosa di nuovo, perché lì io non ci ho mai, purtroppo, messo piede; lo conosco oggi attraverso lo sguardo di Emanuela. E poi quel rombo terribile e sordo che si percepisce appena arrivati a  pagina 100: quel mondo non sarà più lo stesso, non sarà più come lo si è visto e descritto poche settimane prima. E’ arrivata una grande tragedia, un terremoto sconvolgente che ha frantumato tutto, anche i ghiacciai secolari delle montagne. Ne avevamo avuto notizia da televisioni e giornali nella primavera del 2015, poi, come spesso avviene da noi, non se ne e’ parlato più: tutto archiviato sotto la voce “cataclismi”. Ne registriamo le eco nelle parole stentate e accorate della guida Subash che scrive chiedendo aiuto e mandando benedizioni e sorrisi di bambini. Anche alla luce di questo il lavoro di Emanuela è ben più di un reportage di viaggio, è un documento, una testimonianza, un segno che non siamo né possiamo considerarci soli e rintanati nella nostra ristretta cerchia, ma, coscienti o incoscienti, in relazione con gli altri e parte indissolubile di questo strano affare che chiamiamo mondo e  delle sue vicissitudini.

Francesco Vozza

SCHEDA 

Emanuela Scarponi nasce il 28 gennaio 1965, in una Roma innevata, all’alba, All’età di 11 anni – siamo nel 1976 – compie il suo primo viaggio all’estero. Negli anni successivi visita l’Europa ed all’età di 16 anni ha già raggiunto l’Asia attraversando lo Stretto dei Dardanelli e l’Africa, tramite lo Stretto di Gibilterra. Nel 1982 sì iscrive all’Università, alla facoltà di Lingue e Letterature straniere, seguendo i corsi di lingue inglese, francese e spagnola, si specializza quindi in letteratura africana in lingua inglese con una tesi sull’Opera teatrale di Wole Soyinka. presso il Commonwealth Institute di Londra, città dove vive per circa un anno.

Si laurea a pieni voti all’Università LUMSA di Roma all’età di 22 anni con 25 esami e con utesi sperimentale su Wole Soyinka, scrittore nigeriano che vince il Premio Nobel nel dicembre 1986, a 3 mesi dalla discussione della tesi: intervista Wole Soyinka a Roma nel febbraio 1987.

Riceve una borsa di studio per la sua laurea da Giovanni Spadolini.

Compie il suo primo viaggio intercontinentale negli Stati Uniti nell’estate del 1987, dove visita tutti i musei di arte africana di New York.

Diventa membro onorario ordinario dell’ISIAO per alti meriti conseguiti nel settore e pubblica il suo primo articolo sulla rivista accademica Africa – ISIAO – riguardo il Seminario internazionale di studi africani tenutosi a Castelporziano promosso dal senatore Fanfani.

Nel 1990 collabora con la RAI in qualità di assistente ai programmi per il concorso Maria Callas, Voci nuove per la lirica, come esperta di pianoforte e di musica classica.

Compie il suo primo lungo viaggio esplorativo nell’Africa Sud-sahariana nel 1988 attraversando in bus Tanzania, Zambia, Zimbabwe e Botswana per circa 2 mesi. Seguono poi viaggi in Sud Africa, Namibia dove torna varie volte attratta dalle popolazioni autoctone; visita Marocco e Tunisia nel Nord Africa; mentre alterna i suoi viaggi in Africa con altri esplorando diversi continenti del mondo.

Di tutti i suoi viaggi conserva materiale fotografico e film. Ad Angkor Wat in Cambogia (viaggio effettuato nel 1996) si appassiona alla fotografia. Reincontra Wole Soyinka nel 1998 a Siena in occasione delle elezioni tenutesi nel suo Paese, e poi a Roma, nel 2007.

Professoressa di lingue (inglese, francese e spagnolo), dal 1987 al 1992 si dedica all’insegnamento delle lingue inglese e francese nelle scuole secondarie superiori statali e non; nel 1992 diviene Stenografo parlamentare come il suo amato Charles Dickens, cui dedica la sua prima raccolta di poesie; e si specializza, attraverso gli anni, nell’arte della parola, imparando a tradurre le proprie emozioni in arte letteraria. Diviene scrittrice: prima autore, poi editore-autore e giornalista-africanista assieme, dando avvio ad un giornale-radio web sull’Africa in collaborazione con l’Isiao ed i suoi membri. Tra le altre si annoverano numerose poesie, libri scientifici sull’Africa.

Nel 2011 nel corso del master in africanistica conseguito presso l’Isiao, decide di istituire un sito www.africanpeoplenews.it dove archiviare con cadenza settimanale tutte le informazioni ed il materiale prezioso dei colleghi africanisti più esperti. Per farlo si inventa una weekly review. In esso vengono poi pubblicati il libro “La Namibia e i suoi popoli”, la proiezione della mostra multimediale organizzata presso l’Isiao, con fotografie su tela, il documentario e gli atti delle varie conferenze che hanno avuto luogo presso il Ministero degli affari esteri.

Diventa editore e pubblica 7 libri di altri autori sull'Africa. 

Presenterà a breve il libro "Namibia" presso il Centro studi africani di Basilea dove Antonio Uribe, direttore della biblioteca l'ha invitata. Collabora come giornalista freelance con flip.org, su decisione di Virgilio Violo .