La marimba: musica, canti, danza, religione

INDICE

Introduzione

Capitolo 1: strumenti musicali in Africa

Capitolo 2: la marimba

Capitolo 3: la danza

Conclusioni

BIBLIOGRAFIA

Introduzione

         Nel produrre il documentario "La Namibia e i suoi popoli" mi sono imbattuta in questa avventura musicale, fatta di ritmi ancestrali incessanti e preghiere religiose. E come è mia abitudine ho cominciato ad esplorare il settore musicale, che da sempre svolge un ruolo importante nella mia vita.

 

CAPITOLO 1

 

STRUMENTI MUSICALI IN AFRICA

         Una descrizione di strumenti musicali africani non può essere esaustiva. Infatti, in un continente immenso qual è l'Africa la gamma delle risorse e culture musicali autoctone presenta una tale ricchezza di strumenti che è pressoché impossibile documentarsi totalmente. 

Oltre agli strumenti dell'Africa Nera occorre tener presente quelli di derivazione e di appartenenza araba: l'influenza di tale cultura è assai più diffusa di quanto comunemente si ritenga e si estende fino alla Mauritania, al Mali, al Niger, al Ciad, al Sudan ed ai Paesi del Corno d'Africa, Somalia ed                                                                         Etiopia.

liuto tunisino.

            Interessanti sono le tecniche costruttive: siamo in presenza di quelli che comunemente potrebbero essere definiti "strumenti primitivi", frutto indubbio di grande abilità artigianale. Vi sono località in cui una famiglia si tramanda addirittura da secoli le tecniche di costruzione degli strumenti musicali locali. Lamelle, conchiglie, argilla, fibre, metalli, pelli, tappi di bottiglia, zucche essiccate, gusci di tartaruga e di vario genere costituiscono la materia prima con cui gli strumenti musicali vengono realizzati.

            Alcuni strumenti, come la sanza (o mbira)[1], sono diffusi in tutta l'Africa subsahariana, mentre altri, come la cora [2]), appartengono a un'area circoscritta dell'Africa occidentale (Senegal, Gambia, Mauritania, Mali).

Gli strumenti musicali africani possono essere classificati in quattro grandi "famiglie", di seguito descritte sinteticamente.

 

membranofoni
sono tutti i tipi di tamburi (cilindrici, tronco conici, a botte, a calice, a clessidra) e si basano sulla messa in vibrazione per frizione, percussione, pizzico o  pressione di membrane soggette a tensione mediante tiranti. Tali membrane sono in gran parte costituite da pelli animali. Prendono nomi diversi a seconda delle forme e delle zone: atumpan è, per esempio il tamburo Ashanti, darabukka è un tamburo arabo a calice, dundun è un tamburo a clessidra degli Yoruba nigeriani, sabar un tamburo a calice monopelle dei Wolof del Senegal.

paragrafo

paragrafo 2 ARAGRAFO 2 .

 

aerofoni: si tratta degli strumenti a fiato in cui la materia vibrante principale è costituita dall'aria. Possono essere costruiti con canne o con semplici conchiglie oppure in legno o metallo. Si utilizzano anche bocchini e ance. Note di altezza diversa possono essere ottenute grazie alla lunghezza degli strumenti e ai fori praticati nei tubi sonori. Tra gli aerofoni vi sono fischietti, flauti, oboe, trombe (tra cui il kakaki, una lunga tromba metallica degli Hausa del Niger e della Nigeria).

 

cordofoni: tali strumenti suonano per la messa in vibrazione di una o più corde tese tra due punti fissi. Il più semplice è l'arco sonoro (ekibulenge per i Nande del Congo-Zaire), derivato direttamente dall'arco con il quale comunemente si scagliano le frecce. Le corde possono essere sfregate con un archetto, pizzicate, premute o percosse. I cordofoni comprendono arpe(enanga), cetre (o arpe-cetre come il mvet del Gabon e del Camerun), lire  e liuti. La cora, di cui sopra, è lo strumento principale dei cantastorie (griot) della cultura Mandingo (Senegal, Mali, Guinea, Gambia): il risuonatore è ricavato da una zucca su cui è tesa una pelle di vacca e sul suo manico di legno sono tese 21 corde.

 

idiofoni: viene messo in vibrazione il materiale stesso con cui lo strumento è costruito (per esempio, legno o metallo). Possono essere sollecitati per sfregamento, percussione, pizzico, pressione, frizione, raschiamento. I più noti idiofoni sono sanza o mbira(a lamelle metalliche o vegetali, xilofono (balafon, tipico della cultura Mandingo, detto marimba nella cultura Bantu, o ambira in Etiopia), campane, sonagli, crotali(qraqeb per gli Gnawa del Marocco e shaqshaq in Algeria), tamburi a fessura.


 

CAPITOLO 2

 

La marimba

            La marimba è uno strumento musicale a percussione di tipo idiofono che ha origini africane, ma è diffuso anche in Paesi come Guatemala, Nicaragua, Costa Rica e negli Stati a Sud-Est del Messico. In quest’ultimo Paese e in Nicaragua è considerata uno degli strumenti più rappresentativi della musica folclorica. Lo strumento è formato da una serie di piccole tavole di legno duro, sotto le quali vengono disposte, come risuonatori, zucche essiccate e svuotate o grosse canne di bambù.
            La xilomarimba è una versione perfezionata dello strumento, nella quale i  risuonatori sono di metallo, ed è entrata a far parte delle orchestre di musica leggera e sinfonica.
Oggi lo strumento ha conosciuto uno sviluppo tecnico notevole. Fino a qualche anno fa, i modelli di marimba in commercio erano di 4 ottave. Oggi i compositori scrivono quasi esclusivamente per 5 ottave.


La moderna marimba

            Il moderno repertorio per marimba include brani solistici, ensembles di percussioni, concerti per marimba e orchestra, jazz ensembles, marching band wind ensemble o composizioni per orchestra. I compositori contemporanei hanno utilizzato sempre più spesso il suono unico della marimba, ed è ormai comune trovarla nella nuova musica per wind ensemble anche se un po' meno per orchestra. Modelli di marimba vengono prodotti dalla Adams, dalla Concorde, dalla Malletech, dalla Yamaha, dalla Lennback Music Instruments. I modelli migliori, per i concerti, sono costruiti con il palissandro dell'Honduras, chiamato anche "legno di rosa". Modelli di minore qualità vengono costruiti in padouk e in vari materiali sintetici.

            Il compositore Harry Partch[3]  scrisse numerose opere per marimba e modificò lo strumento per adeguarlo alle sue necessità espressive. Anche Steve Reich[4][5]si è distinto per le sue composizioni per marimba, tra cui spiccano Nagoya Marimbas, Six Marimbas e Music for Mallet Instruments, Voices, and Organ (il cui organico prevede 4 marimbe oltre che il vibrafono, 2 voci femminili (soprano e contralto).

            Importanti concerti sono stati composti da Paul Creston[6] (Concertino), Darius  Milhaud[7], con il Concerto per marimba, vibrafono e orchestra e Ney Rosauro[8] con i due concerti per marimba e orchestra d'archi.

            In Italia, nel 1993, il percussionista e compositore Luigi Morleo[9] ha scritto il primo concerto per marimba e archi. La moderna musica per marimba prevede l'utilizzo di quattro bacchette simultaneamente (raramente fino a sei), permettendo di eseguire accordi e di suonare i salti agevolmente. Diversi sono i metodi di presa delle bacchette. Le più comuni impugnature sono la tecnica Burton (Burton grip) (ideata dal popolare vibrafonista Gary Burton); l'impugnatura tradizionale (o"cross grip") e il metodo Stevens (Stevens grip) ideata da Leigh Howard Stevens. Ogni impugnatura descritta ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi.

            Per esempio, la Stevens grip è più comoda per i cambi di intervallo, mentre la Burton grip è migliore per una maggiore potenza. La scelta delle impugnature varia a seconda delle regioni (l'impugnatura Stevens e la Burton sono più popolari negli Stati Uniti d'America mentre la presa tradizionale è più comune in Giappone; varia inoltre a seconda degli strumenti, (la tecnica Burton è meno usata sulla marimba e molto più utilizzata sul vibrafono); la scelta dell'impugnatura dipende poi dal singolo esecutore e dalle varie scuole percussionistiche. Kai Stengaard ha scritto vari brani per questa impugnatura e sta rendendo sempre più popolare suonare con sei bacchette.


 La marimba, trait d'union tra passato e presente

            In tutti i continenti l'incontro-scontro di civiltà (nel caso specifico occidentale ed africana) ha visto il fiorire di forme di arte e di cultura incredibilmente ricche di elementi variegati ed assolutamente originali.

            Così i  ritmi, i princìpi e le tradizioni fanno da sfondo alla cultura africana, che rivisita le antiche tradizioni animiste autoctone alla luce della società moderna. Nella musica inconfondibili ritmi africani si mescolano tra loro in una più moderna concezione della vita e della danza africana moderne, spesso rinvenibili nelle opere d'arte di musicisti, cantanti e danzatori che ancora sfuggono all'occhio dello studioso europeo.

            Sotto ai nostri occhi ecco dunque l'incontro tra culture, fatto di canti religiosi antichi, propri della tradizione africana, e musica moderna.

            È la nuova cultura, quella auspicata da Wole Soyinka[10] che tanto l'ha predicata ed inculcata, di Nelson Mandela[11], e incarnata in cantanti di rango internazionale come Miriam Makeba[12], le cui canzoni sono rimaste indelebili dentro di noi. La nuova cultura si impone come alternativa all'ormai sorpassato Movimento della Negritudine di Leopold Sedar Senghor[13], soprattutto per gli eventi storici che si sono mano a mano susseguiti, specie se visti alla luce degli ultimi e recenti accadimenti dei Paesi nordafricani che stanno uno dopo l'altro ultimando il processo storico-politico verso l'attuazione di un modello moderno di regime democratico, così come lo intendiamo noi in Occcidente. Con la storia cambiano musica, danza, abitudini e stili di vita.

            Ebbene, lo sforzo dell'antropologo moderno e della etnomusicologia[14] è pertanto oggi quello di individuare e cogliere la trasformazione e la transizione nel linguaggio musicale, nei suoi ritmi, propri della cultura africana, contrassegnata dai suoi costanti e crescenti, tamburellanti e sempre più incalzanti e coinvolgenti ritmi, e nella danza, ad esso strettamente connessa, che in questo continente assume ancora caratteri rituali ed al contempo di intrattenimento.

            Famosa è la danza rituale africana che segue i ritmi musicali, prima lenti e poi sempre più incalzanti ed incessanti, tesa al raggiungimento dello stato di incoscienza dell'individuo che cade quindi in trance ed entra in contatto, secondo la religione animista,con Dio: questo è un fenomeno ancora oggi studiato con grande interesse dagli esperti di Storia delle religioni africane.


Sviluppo dello strumento

            La marimba, strumento di origine africana, è stato introdotta nell’America Centrale dagli schiavi negri e più tardi si diffuse anche negli Stati Uniti e  in Europa nell’ambito del jazz e della musica leggera. Il termine marimba deriva dal plurale di libimba che, in lingua bantù, indica uno xilofono fatto con tavolette di legno provviste di risuonatori.

            Sull’origine della marimba ci sono opinioni contrastanti. Molti studiosi danno per certa l’origine africana della marimba, mentre altri sostengono che la marimba è il risultato della involuzione di strumenti più perfezionati di origine orientale. Ma il modello africano possiede caratteristiche che non si riscontrano in quelli dell’Asia orientale. Al Nord del Deserto del Sahara la marimba è sconosciuta, probabilmente non solo per la mancanza di legno, ma anche per ragioni storiche e culturali. Nel Sud Africa lo strumento più elaborato è lo xilofono con risuonatori, chiamato mbila o ambira. In Angola viene tuttora chiamato marimba, mentre nel Congo è noto come pende, e nell’Africa occidentale come balafon.

            La marimba è stata introdotta in Europa nel XVI secolo e contemporaneamente in Ecuador e nelle Antille, da dove si è diffusa nell’America Centrale e del Sud. Attualmente si può trovare anche in Messico (con il nome locale di zapotecano), Perù, Colombia, Honduras, San Salvador e Portorico.

            Si ritiene che la marimba a tastiera orizzontale sia stata inventata dagli Indiani Tecomates dello Stato del Chiapas in Messico. Tuttavia, il nome dello strumento fu importato dai Paesi africani perché, già nei primi anni del 1500, il commercio degli schiavi negri avveniva principalmente tra il Senegal, il Camerun e l’America del Sud. Nel Chiapas questo strumento, che talvolta ha un’estensione di 6/7 ottave, può essere suonato contemporaneamente da 7/8 esecutori.

            Lo strumento attraverso i secoli ha subìto delle considerevoli trasformazioni: in origine era costituito da  tavolette di diversa lunghezza e intonazione appoggiate su telai a cornice e munite al di sotto di zucche vuote con funzione di risuonatori. Nell’America Centrale erano utilizzati come risuonatori canne di bambù o tubi di legno chiusi inferiormente.

            Questo tipo di marimba fu gradualmente perfezionato verso la fine del XIX secolo da John Calhoun Deagan (fondatore della ditta che porta ancora il suo nome) e da Sebastiàn Hurtado. Deagan realizzò nel 1893 uno strumento simile allo xilofono con tavolette di legno, senza i  risuonatori e con la sola scala diatonica. Nel 1895 il guatemalteco Sebastiàn Hurtado ampliò l’estensione della marimba fino a 67 tavolette e aggiunse una seconda fila di tasti per i suoni alterati. Nel 1903 Deagan aggiunse i  risuonatori e la seconda tastiera con le tavolette cromatiche. Tra il 1910 e il 1918, realizzò la versione statunitense della marimba, che chiamò nabimba.

            Hurtado, nel 1912, fu il primo a tenere concerti in pubblico per far conoscere la marimba. Nel 1930 Deagan organizzò complessi di marimba, dirigendo un ensemble formato da 15 di questi strumenti.

            Nel 1935 Clair Omar Musser (1901-1998)[15] diede vita alla International marimba Symphony Orchestra composta da 100 marimbe e tenne concerti negli Stati Uniti e in seguito a Parigi segnando il debutto della marimba in Europa. Gli strumenti, appositamente costruiti, avevano un’intonazione perfetta, un’ottima risonanza e la capacità di cambiare timbro se suonati con particolari mazzuole.

            Un ulteriore sviluppo della marimba si ebbe in America, nel Midwest, principalmente a Chicago che dal 1930 al 1950 rappresentò il centro di interesse per questo strumento. Nei pressi di questa città insegnarono per molto tempo Musser e molti dei suoi allievi; inoltre nei suoi dintorni erano situate quattro grandi fabbriche di marimbe.

            Musser fece molte trascrizioni per arricchire il repertorio della marimba e compose anche parecchi studi per questo strumento. Fu, per anni, il capo designer della marimba  presso la  J.C. Deagan Co., continuando poi in proprio con la Musser Marimbas  Co., che alla fine degli anni Sessanta fu acquistata dalle Ludwig Industries ed è ancora oggi attiva.

 

Repertorio marimbistico e grandi interpreti.

            La marimba non venne utilizzata  nella musica orchestrale fino agli anni Trenta; in Europa venne utilizzata in sua vece la xilomarimba. Il primo impiego orchestrale della marimba  si deve a Gustav Holst[16] con la composizione per orchestra Capriccio del 1932.

            Nel 1940 Paul Creston scrisse il Concertino per la marimba e orchestra Op. 21, che divenne un punto fisso del repertorio sia per tutti i concertisti di marimba, sia per l’uso orchestrale dello strumento. Nel 1947-1952 Darius Milhaud[17] compose il Concerto per marimba e vibrafono e orchestra Op. 278.

            E' del 1957 il Concerto per marimba e orchestra di Robert Kurka, del 1958 quello di James Basta.

            Fantasy on Japanese Woodprints di Alan Hovahness è del 1965, il Concerto per marimba, vibrafono, xilofono e orchestra di Sam Raphling  è del 1978. Il Concerto per marimba e archi di Ney Rosauro è stato composto nel 1986, quello di Peter Klatzow nel 1985. Il Concerto per marimba e orchestra di  L. Ptaszynska è del 1986.

            In Europa la marimba venne accolta in orchestra dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma solo dopo il 1950 ebbe un posto stabile nell’orchestra moderna. I primi esempi di impiego si possono trovare in: W. Fortner, La Crèation (1954); P. Boulez, La marteau sans maitre (1954, xilomarimba); M. Arnold, Fourth Sympony (1960); R. Gerhard, Hymnody (1963); L. Dallapiccola, Parole di San Paolo (1964, xilomarimba); Richard R. Bennett, First Symphony (1965); B. Maderna, Concerto per vl. e orchestra (1965, 2 marimbe).

            Tra i più famosi marimbisti che hanno contribuito negli ultimi cinquanta anni all’affermazione della marimba in campo artistico troviamo: i guatemaltechi Jousis e José Bethancourt, i messicani Corazon Borras e David Gomez, gli statunitensi Ruth Steger (solista della prima esecuzione del Concertino per marimba e orchestra di Paul Creston), Terry Applebaum, Vida Chenoweth (interprete della prima esecuzione del Concerto per marimba e orchestra di Robert Kurka), Jack Conners e Doris Stockton (allievi di Musser), Gordon Stout, Leigh Howard Stevens, Michael Rosen, Linda Pimentel, i giapponesi Yoichi Hiraoka e Keiko Abe, l’olandese Robert van Sice, il finlandese Rainer Kuisma, il tedesco Wolfgang Pachla e l’inglese Evelyn Glennie.

 

Concerto per Marimba e orchestra, di Ney Rosauro.

            Questo concerto può essere considerato un esempio completo di impiego della marimba come strumento solista. L’autore, Ney Rosauro, sfrutta al meglio le particolarità timbriche ed espressive di questo strumento e ne affronta ogni possibilità tecnica. Il concerto si divide in quattro tempi: Saudaçao, Lamento, Dança, Despedida.

            Il primo tempo vede subito come protagonista la mano sinistra, che tiene un ostinato quasi aggressivo sotto la linea melodica affidata alla mano destra. Dopo una serie di scambi ritmici con l’orchestra, il solista affronta una sezione molto melodica ma di grande virtuosismo, spostandosi con grande rapidità su quasi tutta l’estensione dello strumento. Successivamente in primo piano passa l’orchestra e la marimba lo accompagna utilizzando colpi morti. Dopo una ripresa della sezione melodica, questo tempo conclude con una riproposta del tema iniziale, sempre sostenuto dalla veloce articolazione della mano sinistra, e con uno scambio ritmico serrato tra il solista e l’orchestra.

            Il secondo tempo cambia atmosfera, presenta un “lamento” molto melodico. Mentre la mano sinistra sostiene con un rullo indipendente un lungo bicordo, la mano destra propone un tema molto espressivo. Nella sezione successiva invece è la mano sinistra che torna in primo piano articolando un tema più mosso. Altra particolarità di questo tempo sono i rulli dell’andante, sempre legati tra loro ma con aperture di intervallo in continuo spostamento.

            Il terzo tempo torna ad essere animato.

 

Dati tecnici dello strumento.

            Il legno utilizzato per la costruzione delle tavolette della marimba deve possedere una buona risonanza ed elasticità, per garantire un timbro chiaro ed avere una certa consistenza per resistere alle continue percussioni. Come già accennato all'inizio di questo studio, le tavolette delle prime marimbe vennero costruite utilizzando il palissandro del Brasile, materiale che però si rivelò poco resistente; in seguito fu impiegato l’ormigo del Centro America e il palissandro dell’Honduras, detto anche legno di rosa, più brillante nell’aspetto e più durevole. Oggi vengono inoltre utilizzati materiali sintetici come il kelon, adottato dalla ditta “Ludwig-Musser” e dalla “Adams”, e l’acoustalon, adottato dalla “Yamaha”. Solitamente le tavolette sono graduate in larghezza e lunghezza; possono avere larghezze che vanno da 6 a 4cm e lunghezze che vanno da 45 a 19cm.

            La parte inferiore delle tavolette è profondamente incavata ad arco ed in maggior misura nel registro grave. Tale incavo ha due scopi: ridurre la lunghezza della tavoletta per ottenere i suoni più gravi, e permettere la registrazione degli armonici. Infatti, a parità di lunghezza, incavando più profondamente la tavoletta si avrà una intonazione più bassa. E' possibile correggere l’intonazione dell’armonico fondamentale, del 2°armonico e del 3°armonico rimuovendo legno rispettivamente al centro dell’arco sotto la tavoletta, all’inizio dell’arco o appena prima del foro per la cordicella.

            Quando la temperatura aumenta, le tavolette tendono ad abbassare il tono. Questo crea un dislivello con la lunghezza del tubo di risonanza che, a sua volta, diminuisce la risonanza tonale. Se la temperatura invece è bassa il tono risulta crescente. Per ovviare a questi problemi sono stati montati, all’interno della fiancata laterale sinistra, attacchi differenti per poter spostare le casse di risonanza. I migliori risultati si ottengono con una temperatura attorno ai 21 gradi centigradi.

            Le tavolette vengono unite, tramite un filo morbido, attraverso i fori orizzontali praticati nei punti nodali, e disposte in due ordini separati. Sotto la parte centrale delle tavolette vengono poste delle canne di lamina metallica, chiuse da un lato e intonate sulla loro frequenza, che fungono da risonatori.

            Oggi quasi tutte le fabbriche costruiscono intelaiature facili da smontare per rendere più agevole il trasporto.

            La marimba è oggi fabbricata in numerosi formati. Il più comune è quello di 4 ottave e una terza grave, da La1 a Do6; altri modelli comprendono 4ottave e mezza, da Mi1 o Fa1 a Do6, e  4 ottave, da Do2 a Do6. Esistono anche Strumenti di 5 ottave, da Do2 a Do7, e 5 ottave più una terza grave, da La1 a Do7, che hanno le caratteristiche tipiche della Xilomarimba riunendo in uno strumento solo sia lo xilofono sia la marimba. Strumenti che possiedono un’estensione maggiore verso il registro grave e raggiungono il Do1 sono chiamati Marimba Basso. Queste possono avere diverse dimensioni fino all’estensione di 5 ottave, da Do1 a Do6. Inoltre la ditta Adams produce nuove marimbe denominate Junior Marimbas per ragazzi dai 6 ai 16 anni. Dotate di un meccanismo per la regolazione dell’altezza, ha un’estensione da Do3 a Do6.

 

 Caratteristiche dello strumento.

            Il suono della marimba è particolarmente caldo, morbido e assai gradevole, in special modo nei passaggi eseguiti con bacchette morbide. Negli accordi tremolati il suono risulta pieno, robusto e prolungato.

            La marimba può essere suonata utilizzando 2 bacchette, con una tecnica simile a quella dello xilofono, o utilizzando 4 bacchette. Nella tecnica a 4 bacchette la numerazione in ordine progressivo può andare da destra a sinistra (in uso in America), o da sinistra a destra (in uso in Italia).

            Può essere suonata con bacchette più o meno morbide ricoperte di filo o di corda, o con bacchette di gomma non troppo dura. Per ottenere dinamiche forti si richiede una scelta assai accurata delle bacchette: quelle con la testa morbida rivestite di filo, feltro o gomma danno un suono più solido e di maggior volume.

            La miglior zona di percussione di tutte le tavolette è verso il centro, mentre nei passaggi rapidi con alterazioni il punto che si deve colpire è il bordo, vicino all’angolo dove si ottiene una maggiore pienezza del suono.

            Il timbro della marimba si armonizza bene con quello della maggior parte degli strumenti a fiato, in particolare i legni. Essendo un tipo di suono poco penetrante, si dovrebbe evitare di usare lo strumento in scritture troppo fitte e dense come in un “tutti” orchestrale, ma in passaggi di tipo cameristico o in un “a solo”, per i quali lo strumento è molto adatto.

 

 Effetti particolari della marimba.

Tremolo o Rullo.

            In sessant’anni circa dalla sua introduzione in orchestra il rullo o tremolo sulla marimba ha avuto pochissimi cambiamenti. Recentemente, grazie anche al virtuoso di marimba Leigh Howard Stevens, ci sono state delle innovazioni.

            Il tremolo a due note, una bacchetta per mano, può essere eseguito con facilità su tutta l’estensione della tastiera; con quattro bacchette l’efficacia del tremolo dipende dalla disposizione degli intervalli e dal tipo di tremolo impiegato.

            Ne esistono diversi tipi.

            Indipendente singolo verticale: si esegue con una bacchetta per mano, alternando i colpi in modo casuale e libero. E' più adatto utilizzare l’indicazione di trillo (tr);

            Alternato singolo verticale: si esegue con una bacchetta per mano, alternando i colpi in modo preciso secondo il segno di abbreviazione (lineette oblique);

            Doppio simultaneo verticale: si esegue con quattro bacchette, due per ogni mano che si alternano in modo verticale. guatemalteco: effettuato da quattro bacchette che colpiscono simultaneamente le tavolette. Il nome è dovuto appunto all’origine dell’America Centrale.

            L.H.Stevens suggerisce una notazione con lineette oblique con due frecce ai bordi: a mandolino, si esegue con due bacchette per mano, poste una sopra e l’altra sotto la tavoletta.    Viene impiegato soprattutto per i tasti diatonici. Stevens lo indica con due cerchietti separati da una lineetta.

            Doppio alternato laterale indipendente: le 2 bacchette si muovono autonomamente in ogni mano. Sfruttando la rotazione del polso, creano due rulli indipendenti simultanei. Stevens suggerisce una notazione con un’ellisse sopra la nota.

            Doppio laterale alternato: le 4 bacchette non sono mai simultanee ma si alternano sempre nello stesso modo. Le possibilità possono  essere diverse. Utilizzando la numerazione americana l’ordine può essere: 4-3-2-1, 4-3-1-2, 3-4-2-1, 3-4-1-2, 2-1-4-3, 2-1-3-4, 1-2-3-4, 1-2-4-3, 4-2-3-1, 4-1-3-2. Può essere utilizzata una notazione con la lettera S o Z sulle note.

            Misto di colpi laterali doppi e verticali simultanei: la mano destra può effettuare colpi laterali doppi e la sinistra colpi simultanei, o viceversa. Musser flop: è un altro tipico tremolo a 4 bacchette nel quale la bacchetta interna è tenuta più in alto e colpisce la tavoletta con un leggero ritardo rispetto a quella interna.

            Il glissando si produce facendo scivolare sulla tastiera la testa della bacchetta, dalla nota di partenza a quella di arrivo. Può essere  ascendente, discendente o a zig-zag, a note singole o a note doppie. Per ottenere un maggior volume sonoro si deve aumentare la pressione delle bacchette.

 Smorzamenti: si ottiene premendo la testa della bacchetta contro la tavoletta subito dopo la percussione. Si può anche utilizzare lo smorzamento con le dita o con una bacchetta diversa da quella della percussione. Inoltre esistono anche colpi detti Colpi morti, nei quali la percussione della bacchetta smorza completamente il suono. In questo caso può essere utilizzata come notazione una crocetta + o una x sopra la nota.

            Legato, staccato: l’effetto di legato sulla marimba si ottiene sfruttando la dinamica e il ritmo, avvicinando cioè il più possibile l’attacco di un suono alla risonanza del suono precedente. Ovviamente più quest’intervallo di tempo aumenta, tanto più delicata deve essere la seconda nota. I polsi dovranno essere quanto più rilassati e la bacchetta deve rimbalzare velocemente dalla tavoletta per far durare maggiormente la risonanza. Suoni staccati si ottengono invece tenendo strettamente le bacchette e colpendo le tavolette tenendo i polsi più rigidi.

       Colpi particolari: si può ottenere un particolare effetto sonoro percuotendo le tavolette con i manici delle bacchette tenendole per la testa, oppure tenendole normalmente e percuotendo con la parte dei manici che va dalla metà alla testa.

            E' possibile anche utilizzare colpi simultanei con il manico e la testa delle bacchette. Si ottengono suoni del tutto particolari che fondono il timbro ligneo leggero del manico e il suono normale prodotto dalla testa della bacchetta. L’effetto è facilmente ottenibile su tutti i tasti diatonici.

            Esistono anche esempi di applicazione di colpi sui nodi, cioè nei punti in cui le vibrazioni sono ridotte al minimo, e di colpi dati con i polpastrelli delle dita o con le unghie.

            Suoni armonici: il metodo più conosciuto per produrre degli armonici molto chiari e senza il suono fondamentale consiste nel premere leggermente un dito nel centro di una tavoletta e nel percuoterla tra questo e il bordo. L’altezza dell’armonico risulterà due ottave sopra il suono fondamentale. Per ottenere una buona risonanza bisogna togliere il dito subito dopo la percussione. Le bacchette dure producono i migliori risultati.

 

 Tecnica di presa delle quattro bacchette.

            L’utilizzo della marimba  come strumento solista ha fatto sì che negli ultimi tempi la tecnica delle 4 bacchette si sia sviluppata moltissimo. Attualmente si adottano quattro sistemi di impugnatura.

            Impugnatura Tradizionale: i manici delle bacchette sono incrociate nel palmo della mano, con il manico della bacchette esterna sotto quella interna. L’impugnatura agisce in base al principio di tensione a molla, con il quarto e quinto dito che tengono le estremità dei manici e le altre tre dita controllano l’apertura tra le bacchette.

            Impugnatura Musser: la bacchetta interna è controllata da pollice, indice e medio. La bacchetta esterna, posta tra anulare e medio, è controllata da anulare e mignolo. Questa presa è definita indipendente perché i manici delle  bacchette  sono tenuti  in parti separate  della mano.

            Impugnatura Gary Burton: le bacchette sono incrociate sotto il palmo della mano con il manico di quella esterna sopra quella interna. La presa agisce in base al principio del perno assiale, in cui il medio o l’anulare sopra il manico della bacchetta esterna hanno una funzione stabilizzatrice. Le dita anulare-mignolo e pollice-indice hanno un ruolo importantissimo regolando l’apertura  e la  chiusura  dell’intervallo.  L’aspetto  ottimale  di  questa  presa  è   la maggior precisione e intensità  del  suono  dovuta  a  due diversi  movimenti  del  polso, che rendono indipendenti le bacchette.

            Impugnatura Howard Stevens: questo sistema di impugnatura è un adattamento della presa Musser e consente una grande apertura delle bacchette rispetto alle altre prese; con la mano tenuta in posizione verticale le bacchette raggiungono un’apertura orizzontale di circa110-120°. Inoltre è possibile una notevole velocità nei cambi di intervallo. Il fatto che le bacchette non siano incrociate nella mano e non si tocchino fa sì che esse svolgano un ruolo indipendente. 

            Per   ottenere   intervalli  più ampi la tecnica Stevens  utilizza bacchette con manici  di legno  più  lunghi  di quelli  normali e quindi  non  flessibili  come  quelli   di  giunco  o   malacca.  Questo  è   un  sistema  ideato  per sopperire alle difficoltà tecniche  che  si incontrano  nella letteratura  per marimba solista e che  non si possono superare con le impugnature tradizionali.

            Negli ultimi anni importanti solisti hanno escogitato nuove tecniche per l’impiego di più bacchette, arrivando ad utilizzare cinque o sei bacchette. L’impugnatura delle sei bacchette può essere effettuata con i sistemi Musser, incrociata e Burton.

 


Capitolo 3 

Danza

            Nelle tradizioni popolari di tutti i Paesi e popolazioni del mondo la danza, così come il canto, rappresenta un momento importante di socializzazione e di celebrazione. Danza e canto, a loro volta, sono intimamente legati all'uso degli strumenti musicali.

            In Africa, fin dai tempi più remoti, la danza, insieme alle altre espressioni di musicalità dei popoli africani, ha avuto molte funzioni: da quella di accompagnare cerimonie religiose a quella di festeggiare particolari avvenimenti (matrimoni, nascite, cerimonie di iniziazione, feste per il raccolto, conflitti eccetera) ed è stata praticata anche nei villaggi più sperduti e nascosti delle immense foreste o degli altipiani.

            Attualmente vi sono molti complessi africani che trasferiscono anche sui palcoscenici di città di tutto il mondo le proprie esperienze musicali, anche se la tradizione continua, inalterata e genuina, in tutti i Paesi del grande continente africano.

            La "danza" si sviluppa con una continua articolazione delle 4 bacchette, presentando un ottimo esempio di colpi doppi laterali alternati e di colpi. La sezione successiva invece è costituita da una fuga dove mano destra e sinistra si sovrappongono indipendentemente presentando soggetto e controsoggetto. Dopo un periodo “molto mosso” in cui la marimba si muove imitando la tecnica a due bacchette dello xilofono, questo tempo si conclude con una ripresa del tema iniziale di danza.

            Il quarto tempo si intitola “despedida” cioè conclusione. Il tema è proposto dalla mano destra, che si muove spesso con due note in ottava, e si appoggia sulla ritmica costante tenuta dalla mano sinistra. Il centro di questo tempo è la cadenza; vengono ripresi frammenti di tutto il concerto, ognuno con il proprio particolare aspetto tecnico. Il tempo si conclude con la ripresa del tema iniziale e con note ribattute molto veloci.

 

Conclusioni

Il significato della musica della marimba

            Il conclusione, la marimba nell'Africa australe si pone come trait-d'union tra passato e presente e risulta adatto a riprodurre testi tradizionali animisti e dell'attuale moderna società africana.

            La musica gioiosa e piena di energia prodotta dalla marimba infatti ha le sue radici nella musica dello Zimbabwe e del Sud Africa. I modelli ripetitivi caratteristici producono melodie e ritmi che insieme evocano emozione e divertimento nel cantarli.

            Lo studio di questo unico stile di musica offre molti benefici, ivi incluso una forte focalizzazione del ritmo, della capacità di ascolto e di riproduzione. Le basi sono facili da imparare, quando le bacchette sono grandi. Una volta apprese le conoscenze di base, i pezzi possono essere abbelliti ed arricchiti per creare ritmi interscambiabili,melodie che rendono divertente suonare, riprodurre e ascoltare la musicaMentre si studia questa musica, si prende coscienza della cultura del popolo.   

            Alcuni pezzi  suonati con la marimba sono basati sulla musica mbira. Questo strumento è molto antico e appartiene alla tradizione Shona. È composto di una tavola di legno che si tiene mano cui sono attaccate bacchette di metallo, e una grande zuccaviene usataper l'amplificazione. Molta della musica suonata con questo strumento è stata a lungo utilizzata nelle cerimonie tradizionali. Recentemente è stata utilizzata anche per intrattenimento e molti pezzi tradizionali sono stati arrangiati per la marimba o altri strumenti. I ritmi tendono ad essere complessi ed il sentimento dei canti va dal meditativo e triste in crescendo fino all'esuberante.   

 

 

 

"ngoma" (tamburo), marimba, "hosho" (shakers)

 

I Namib Marimbas sono un gruppo musicale namibiano.

Tutti  i componenti del gruppo dei Marimbas provengono dall'Odjupa Art-Creation & Music CC. Alcuni di loro sono ancora studenti: provengono da Walvis Bay e Swakopmund, altri studiano o lavorano a Windhoek, la capitale della Namibia. I Marimbas namibiani operano nel Dipartimento musicale statale sotto la direzione di Ferdinand Hengombe e del suo assistente, Anrich Geingob.

 

 

BIBLIOGRAFIA

Brenner Helmut: Marimbas in Lateinamerika. Historische Fakten und Status quo der Marimbatraditionen in Mexiko, Guatemala, Belize, Honduras, El  Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Kolumbien, Ecuador und Brasilien    Studien und Materialien zur Musikwissenschaft, Hildesheim–Zürich–New York: Georg Olms Verlag, 2007.

BUONOMO Antonio La marimba. Le impugnature, il suono, la tecnica. Edizioni Curci 2010-2011Burton Gary: Four mallets technique

Facchin Guido: Le percussioni, EDT,2000

Verlag Georg Olms; Materialien zur Musikwissenschaft, Hildesheim–Zürich–New York, 2007.Stevens Leight Howard: Method of movements for marimba

Vida Chenowith.The Marimbas of Guatemala. , quoted in Squyres, Danielle (2002-01-02). "the Marimba Xylopho and orchestra Bells". Mechanical Music Digest Archives.

 



[2] La kora: Strumento a corde pizzicate, a metà tra un’arpa e unliuto, originario dell’Africa occidentale. Lo strumento consiste di un lungo manico inserito in una grande cassa armonica sferica coperta da un piano armonico (che può essere in pelle di antilope o di mucca). Le 21 corde sono sistemate in due file parallele di 10 e di 11 corde ciascuna, poste ad angolo retto rispetto alla tavola armonica su entrambi i lati di un ponticello provvisto di tacche. Le corde sono tradizionalmente costruite in cuoio, ma oggi si sta diffondendo sempre di più l’uso del nylon. L’esecutore tiene lo strumento di fronte a sé tramite due maniglie in legno e pizzica le corde con il pollice e l’indice di entrambe le mani. La kora è uno degli strumenti più importanti della musica africana ed è rintracciabile in un’area che comprende Paesi come Gambia, Senegal, Guinea,Bissau, Guinea, Mali, Burkina e la zona settentrionale della Costa d’Avorio. Lo strumento è suonato da musicisti professionisti, detti jali (plurale jalolu), in particolar modo per accompagnare composizioni vocali. Ogni composizione viene eseguita seguendo una specifica accordatura. Queste ultime sono quattro in totale: tomora ba o sila ba, hardino, sauta e tomora mesengo.

[3] Harry Partch (Oakland, 24 Giugno 1901San Diego, 3 settembre 1974) è stato un compositore statunitense. È uno dei musicisti fondamentali del Novecento. La sua opera è centrale nella evoluzione della musica contemporanea.

[4] Michael Stephen "Steve" nasce il 3 ottobre 1936 è un compositore americano che insieme a La Monte Young, Terry Riley e Philip Glass è un compositore d'avanguardia di musica minimalista . Le sue innovazioni includono l'utilizzo di loop di nastro per creare graduali modelli; esempi sono le sue prime composizioni, "E 'Gonna Rain "e "Come Out" e l'uso di semplici, processi udibile ad esplorare concetti musicali (per esempio, Musica Pendolo"e "Quattro Organi".

[5]

[6] Paul Creston, nome d'arte di Giuseppe Guttoveggio (New York, 10 ottobre 1906 – San Diego, 24 agosto 1985), è stato un compositore e pianista statunitense

[7] Darius Milhaud (Marsiglia, 4 settembre 1892 – Ginevra, 22 giugno 1974) è stato un compositore francese.

[8] Ney Rosauro (Rio de Janeiro, 24 ottobre 1952) è un compositore e percussionista brasiliano.Conosciuto soprattutto per aver dato largo spazio alle percussioni nelle sue composizioni: numerosi, infatti, concerti e altri brani solistici dedicati a questi strumenti (in particolar modo alla marimba e al vibrafono). Ha iniziato la sua formazione presso l'Universidade de Brasília, per poi continuarla in Germania presso il Musikhochschule Wurzburg dove si diplomò seguito dal maestro Siegfried Fink, infine si iscrisse all'University of Miami dove tuttora ricopre il ruolo di Direttore degli studi di strumenti a percussione. Una della sue composizioni più conosciute e suonate è il Concerto per marimba e orchestra d'archi.  Altre composizioni: 3 preludi per marimba (no.1 in mi minore; no.2 in la maggiore; no.3 in do maggiore); Rapsodia per percussioni sole e orchestra; Concerto per vibrafono e orchestra.

[9] Luigi Morleo (Mesagne, 16 novembre 1970) è un percussionista e compositore italiano. La sua attività di compositore spazia tra vari generi e stili musicali, collaborando con: Radiodervish (world music), Roberto Ottaviano (Jazz), Modaxì (rock). Ha esordito negli Stati Uniti nel 1998 presso la New York University ell'ambito del "Forum Composer" e nel 2001 è stato il primo percussionista italiano a partecipare al PASIC (Percussive Arts Society International Convention) in Nashville, TN (USA). Le sue opere sono state commissionate da Orchestra di Roma e del Lazio, Orchestra Sinfonica di Maracaibo, Lyon Simphonietta, EuroOrchestra, Orchestra della Società dei Concerti, Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari.Docente in Strumenti a percussione e arrangiamento e Orchestrazione della Musica per Film presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari.

[10] Akinwande Oluwole "Wole" Soyinka (Abeokuta, 13 luglio 1934) è un poeta e drammaturgo nigeriano, considerato uno dei più importanti esponenti della letteratura dell'Africa sub-sahariana, nonché il maggiore drammaturgo africano. Nel 1986 è stato insignito del Premio Nobel per la letteratura

[11] Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918[1]) è un politico sudafricano, primo Presidente eletto a seguito delle prime elezioni nazionali non razziali della storia del paese e Premio Nobel per la Pace nel 1993 assieme a Frederik Willem de Klerk.

[12] Miriam Makeba anche nota come Mama Afrika (Johannesburg, 4 marzo 1932 – Castel Volturno, 9 novembre 2008 è stata una cantante sudafricana di jazz e world music. È nota anche per il suo impegno politico contro il regime dell'apartheid e per essere stata delegato alle Nazioni Unite.

[13] Léopold Sédar Senghor (Joal, 9 ottobre 1906 – Verson, 20 dicembre 2001) è stato un politico e poeta senegalese di lingua francese che, tra le due guerre fu, con l'antilliano Aimé Césaire, il vate e l'ideologo della négritude.

[14] L'etnomusicologia è una branca della musicologia e dell'etnologia che studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli, quindi sia la musica popolare che colta. Viene detta anche musicologia comparata, in quanto uno dei suoi fini è il confronto delle musiche dei popoli extraeuropei tra loro e con quelle dei popoli occidentali, anche se tra le due esiste una sottile e determinante differenza. Nacque verso la fine dell’800, in Germania, col nome di musicologia comparata (vergleichende Musikwissenschaft) ed i primi cultori di etnomusicologia furono Béla Bartók, Constantin Brăiloiu, Diego Carpitella e Alberto Favara, anche se molti storici attribuiscono un ruolo fondamentale sulla paternità della etnomusicologia come scienza al fonetista inglese Alexander John Ellis, grazie alla sua ricerca sulle musiche orientali intitolata On the Musical Scales of Various Nations. In Italia, le ricerche sulla musica e sul canto popolare iniziarono molto tardi, verso il 1948, con la fondazione del centro nazionale di studi di musica popolare. L'etnomusicologia vera e propria nacque negli Stati Uniti, in quanto diverse personalità di rilievo per gli studi di musicologia comparata dovettero esiliare a causa del'avvento del nazismo. Questi studiosi, quindi, crearono uno iato rispetto alle scuole precedenti, che fu sfruttato da un gruppo di studiosi americani per rifondare gli studi sulle musiche del mondo. Per segnalare questa novità nell'approccio scientifico decisero di adottare il termine proposto da Jaap Kunst. L'etnomusicologia si occupa non soltanto della musica in quanto suono, ma anche dei comportamenti necessari a produrla. Fino al 1950 quella che fino ad allora era chiamata musicologia comparata venne detta “etnomusicologia”, ridenominazione che corrispose all'avvento di nuovi metodi di indagine e ad un ripensamento del ruolo assunto dal ricercatore. Fino agli anni ’40, infatti, si dava per scontato che la raccolta di documentazione fosse effettuata sul campo da persona diversa da quella che, in un secondo tempo, l’avrebbe catalogata e analizzata. La progressiva comprensione di quanto siano significativi gli eventi concomitanti a quello musicale portò alla fusione dei due ruoli. L’etnomusicologo, oggi, in molti casi, sente quasi la necessità di diventare un frequentatore abituale della cultura musicale che studia, così da interiorizzare i comportamenti e i valori, da acquisire tutto ciò che è necessario alla sua comprensione.Uno strumento di supporto per l’etnomusicologia fu il fonografo meccanico (ora sostituito dal registratore magnetico), inventato da Edison nel 1878, per mezzo del quale fu possibile documentare più facilmente, fedelmente e sistematicamente la musica. Prima della sua invenzione era stato possibile raccogliere e studiare soprattutto folklore poetico-narrativo.

[15] Clair Omar Musser (1901-1998) era una marimba virtuoso , un direttore d'orchestra e promotore di marimba orchestre , un compositore , un insegnante , un progettista di tastiera a percussione strumento s ', un inventore e un ingegnere per la Hughes Aircraft .

[16] Gustav Theodore Holst (nato Gustavo Theodore von Holst, 21 SET 1874 - 25 maggio 1934) è stato un compositore inglese. Egli è famoso soprattutto per la sua suite orchestrale The Planets.

[17] Darius Milhaud  (1892 - 1974) è stato un compositore e insegnante francese. E' stato membro di Les Six -noto anche come Il Gruppo dei Sei, e uno dei compositori più prolifici del 20° secolo. Le sue composizioni sono influenzate da jazz e fa uso di politonalità (musica in più di una chiave alla volta).


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